domenica 24 dicembre 2006

Una poltrona per due

Uno dei molti film che spesso vengono replicati in periodo natalizio, nonché uno dei pochi che non mi dispiace mai rivedere, è Una Poltrona per Due.

Oggi me lo sono gustato a cena, in compagnia di mamma e nonna, ed ho avuto modo di apprezzarlo nuovamente.

Sono tante le cose che mi piacciono di questo film, ma ce n'é una in particolare che ogni volta non manca di cattuare la mia attenzione.

Ma quant'è gnocca Jamie Lee Curtis?

lunedì 4 dicembre 2006

Milano, 3 dicembre 2006: Iron Maiden

Grazie all'amico Michele, che aveva un biglietto in più a causa del paccaro di turno, ieri sera ho potuto assistere alla seconda delle due date milanesi dell'attuale tour degli Iron Maiden, da tempo sold out.

Partiamo per il Forum di Assago verso le 19:15. Il tempo di fare la gincana necessaria a raggiungere il parcheggio oltre il ponte sulla tangenziale e di tornare a piedi verso il Forum e siamo dentro.

Sono le 20:00 ed il gruppo di supporto sta già suonando. Sono i Trivium (mai sentiti prima). Pestoni, ma molto molto tecnici. Non male.

I nostri attaccano poco prima delle 21:30 e propongono tutti (!) i brani del loro ultimo album, A Matter of Life and Death, nel medesimo ordine del disco (!!), come ho saputo in seguito.

Non conoscendo l'album in questione, i pezzi sono per me una completa novità. Nel complesso gradevoli, ma nulla che lasci il segno, che ti si stampi in mente al primo ascolto. In ogni caso mi son fatto prestare l'album da Michele, onde poter valutare meglio.

Il concerto sarà poi chiuso da Fear of the Dark, Iron Maiden e, come bis, Two Minutes to Midnight, The Evil That Men Do e Hallowed Be Thy Name, decisamente a me più familiari.

Dalla posizione in cui siamo, in piedi a metà delle gradinate a sinistra del palco, si vede e si sente molto bene. Il Forum è strapieno e Bruce, durante i pezzi, spesso usa dei riflettori posti ai lati del palco per illuminare il pubblico. L'effetto è notevole.

Davanti al palco il pogo infuria e, a intervalli regolari, i responsabili della sicurezza sollevano dalle transenne qualcuno o raccolgono dall'alto qualcun'altro, trasportato dalla folla.

Nella foga, qualcuno dalle prime file tira dell'acqua (o della birra?) addosso a Bruce, proprio mentre sta cantando, infradiciandolo un po', facendolo incazzare parecchio e mettendogli fuori uso il microfono, costringendolo a farselo sostituire dai roadie, non senza perdere qualche strofa della brano in corso.

L'acustica non è affatto malvagia, anche se le tre chitarre appaiono un po' impastate, forse anche a causa della loro forte somiglianza: tre Stratocaster, per quanto con pickup diversi, non suonano poi così diversamente e solo Adrian, a volte, abbandona la sua a favore di una SG.

Dei tre chitarristi, Janick è certamente quello più funambolico e, forse, anche quello più tecnico, ma ha stranamente un volume sempre più basso degli altri due, anche sui soli. Che sia un sabotaggio nei confronti dell'ultimo arrivato? In fondo sono solo 16 anni che è con la band...

Dave ha movenze quasi da nobile d'altri tempi: sorride, si sposta raramente dal suo angolo di palco e spara i suoi soliti soli da duecento note legate con delay a condimento, che a dir la verità trovo sempre un po' ripetitivi.

E poi c'è lui, Adrian, il mito. Un gusto, una presenza sul palco, un'autorevolezza tali che non ce n'è per nessuno. Sulla sua strato noto la presenza di un pickup esafonico. Del resto, dai tempi di Somewhere in Time, è lui che si occupa delle parti di guitar synth.

Quanto a Bruce, la sua statura sul palco è come sempre inversamente proporzionale a quella fisica. Corre, salta e sfoggia una voce di tutto rispetto, quasi come ai tempi d'oro.

Nicko è praticamente invisibile, ma tutt'altro che inudibile. La batteria è incastonata nella scenografia del palco, a base di trincee ed ispirata alla copertina dell'ultimo album, tanto che, da dove siamo noi, si vedono spuntare parzialmente solo i piatti.

Last but not least, Steve è come sempre la vera colonna portante della band. Le sue martellanti linee di basso sono la colla che tiene insieme tutti i pezzi.

Immancabile fa la sua comparsa anche Eddie, prima nella torretta di un carro armato semovente, apparso alle spalle del palco, poi a passeggio sul palco stesso, in mimetica e mitragliatore a tracolla (la cui canna a un certo punto viene anche usata da Janick come plettro).

Termino questo piccolo resoconto con un piccolo episodio degno di nota. Prima dei bis, durante i consueti saluti, c'è il rito dei lanci: plettri, pelli e... bacchette. Nicko ne lancia diverse, in più direzioni, e alla fine si gira verso il lato dove siamo noi.

Non so spiegarlo, ma ho la certezza che l'ultima la stia per lanciare verso di me. Aspetta un po', mi guarda, lancia!

Salto più in alto di tutti. La intercetto. L'afferro a due mani. È mia!

Non faccio in tempo a gioire che mi rendo conto che a stringerla siamo in due, entrambi a due mani: io e un ragazzo vicino a me. Entrambi asseriamo ovviamente di averla presa per primi (lui mente) e nessuno dei due molla la presa.

Qualche secondo di empasse e Michele decide di risolvere la faccenda nel più classico dei modi: lanciando una moneta. Subito scelgo "testa", d'istinto.

Michele lancia e afferra una moneta da 50 centesimi. È buio e non si vede bene, così chiede ad un altro ragazzo di fargli luce col telefonino. Osserva e, dopo un paio di lunghissimi secondi, sentenzia: croce! Merda. (E quando mi ricapita?)

Pazienza, non sono feticista. Io e il mio avversario ci stringiamo la mano da bravi sportivi (bastardo) e lui intasca gongolante la bacchetta. Pietra sopra.

A concerto finito, mentre ci stiamo incamminando verso la macchina, un dubbio mi attraversa il cervello. "Michele, un curiosità: la faccia della moneta che è uscita aveva o non aveva le cifre sopra?"

Lui ci pensa un po', poi mi risponde, deciso. "No, non le aveva".

"E allora era testa. Coglione."

giovedì 30 novembre 2006

Buon giorno

Con oggi faccio una settimana esatta di lavoro nel nuovo ufficio.

I nuovi colleghi sono simpatici e, in verità, non sono poi tutti nuovi. Ne ho ritrovati alcuni coi quali avevo già lavorato in passato e la cosa mi fa sentire più "a casa".

L'effetto novità sta facendo egregiamente il suo lavoro nel farmi vedere tutto in una positiva ottica di scoperta.

Fortunatamente il carico di lavoro al momento è modesto e sto riuscendo ad utilizzare il mio tempo per ambientarmi e prendere contatto con la nuova realtà lavorativa.

In appena una settimana ho già imparato un bel po' di cose nuove.

Da ultimo, ma non meno importante, ora ho un orario molto libero, che rende il distacco dal letto meno traumatico e che, volendo, mi consente di avere del tempo libero tra l'uscita dall'ufficio e la cena, cosa fino ad oggi decisamente rara.

Speriamo che il buon giorno si veda effettivamente dal mattino.

lunedì 13 novembre 2006

Mutamenti

Ultimamente ho scritto poco su questo blog. Poco male. Vivo questo spazio come una piccola valvola di sfogo, alla quale mi dedico quando ne ho voglia e tempo, non certo come un dovere.

In questi giorni sono successe un po' di cose, purtroppo non tutte piacevoli, che mi hanno tenuto lontano.

Sorvolando sulle novità sgradevoli, mi limiterò ad elencare le due più importanti tra quelle gradevoli:

  • Sto cambiando (datore di) lavoro.

  • Mi sono rimesso a studiare (chitarra e non solo).

Mi ci vorrà ancora qualche giorno per abituarmi a queste nuove realtà, poi tutto andrà nuovamente a posto.

So che qualcosa in me non ha funzionato bene, ma ora posso assicurarti, con assoluta certezza, che tutto andrà di nuovo bene... mi sento molto meglio adesso, veramente.

martedì 24 ottobre 2006

Ciao Barbara

Le nostre strade si sono incrociate solo per poco, ma quelle piccole, brevi intersezioni ormai fanno parte della mia memoria.

mercoledì 18 ottobre 2006

Ma che venerdì bestiale /1

Mi sveglio e sono già stanco. Non ho dormito a sufficienza negli ultimi giorni. Decido di prendere tutto il giorno di ferie, anziché solo il pomeriggio come avevo preventivato, perché arrivare già stanchi prima di un concerto non è proprio il massimo.

Così mi rimetto a letto per sonnecchiare un altro po'. Mi sveglio poco prima dell'una.

Non c'è molto tempo, devo preparare la chitarra e lo zaino con tutto l'occorrente. Per fortuna testata e rack li ha caricati il Manzo ieri.

Prendere la macchina sarebbe un po' un casino, così opto per il treno. Informo dell'orario scelto la dolce metà (che è in ufficio) e faccio i biglietti online, onde evitare di perdere il treno per passare in biglietteria (come già successo in passato).

Dovrei mangiare qualcosa, ma in casa non c'è niente, così mi metto direttamente a preparare lo zaino. Errore. Finirà che salterò il pranzo.

Finisco di preparare tutto l'occorrente con un discreto anticipo e, prima di recarmi in stazione, riesco anche a passare dall'ACI a prendere i documenti della macchina, pronti già da qualche giorno.

Mentre sono sul tram e sto per scendere alla fermata della stazione mi arriva una telefonata della dolce metà: è in ritardo e con ogni probabilità perderà il treno.

Il treno parte in perfetto orario (in compenso arriverà con una decìna di minuti di ritardo) e la dolce metà effettivamente lo perde per pochi minuti.

Chiedo indicazioni per raggiungere il teatro dove si terrà il concerto, che so essere a pochi isolati dalla stazione, e lo raggiungo senza problemi.

Gli altri sono già tutti sul posto, tranne Mario che ha i soliti problemi di lavoro ed arriverà solo un paio d'ore più tardi, a sound check (in teoria) ultimato.

L'organizzazione si era raccomandata perché fossimo sul posto alle 18 in punto, ora per cui è previsto il nostro sound check (suonando per ultimi, lo facciamo per primi). Sono le 18:15.

E qui occorre una permessa. Più di una settimana prima del concerto abbiamo fornito all'organizzazione, su loro richiesta, la nostra scheda tecnica, nella quale è indicata, tra le altre cose, la necessità di una cassa per chitarra da due o quattro coni. In seguito ci è stata più volte assicurata la disponibilità di quanto richiesto. Fine premessa.

Entro, saluto gli altri e do uno sguardo al palco. Il Manzo sta finendo di montare il castello di tastiere, mentre il service ha appena iniziato il suo lavoro. Niente spie, niente batteria (non è ancora arrivata), niente ampli, niente casse. Niente. Cominciamo bene.

Chiedo notizie della cassa che dovrò utilizzare al responsabile del service, il quale fa spallucce e mi dice di rivolgermi a qualcuno dell'organizzazione. Lo individuo (d'ora in poi lo chiameremo convenzionalmente Kit Carson) e gli faccio la stessa domanda. Neanche lui sa nulla, ma mi promette di informarsi e mi assicura che se la cassa deve esserci arriverà. Di bene in meglio.

In attesa che il service termini l'allestimento del palco, per ingannare l'attesa, andiamo a farci un birretta in un bar vicino, dove nel frattempo vengo raggiunto dalla dolce metà, arrivata col treno successivo al mio.

Verso le 19 circa torniamo in teatro. La batteria è montata e sul palco ci sono i membri del gruppo che suona prima di noi (e dunque dovrebbe fare il sound check subito dopo di noi). Nessuna traccia di casse per chitarra.

Chiedo lumi a Kit Carson. "La cassa è arrivata", mi risponde trionfante, ed indica un economicissimo combo a transistor.

"Ma quella non è una cassa! È un amplificatore!", gli faccio notare. "E non è la stessa cosa?", risponde lui.

Strap. Bonk. Strap. Bonk. Mi cadono le braccia (per non dire qualcos'altro).

Passano i minuti, durante i quali l'inutile personaggio di cui sopra parla al telefono con chi aveva ricevuto la nostra scheda tecnica (che con la sua incompetenza è quasi certamente la causa prima del problema) e, a tratti, si produce in inutili frasi del tipo "Eh, ma adesso mica ci fermeremo per una cassa che manca!", di fronte alle quali preferisco allontanarmi per non mettergli le mani addosso.

Dopo una buona mezz'ora di cincischiamenti vari, compare un altro organizzatore (d'ora in poi lo chiameremo convenzionalmente il genio), che subito dimostra di possedere un quoziente intellettivo decisamente superiore (non che ci volesse molto). La sua analisi è semplice: "l'errore è nostro e noi dobbiamo rimendiare: ora faccio una paio di telefonate e trovo la cassa". Detto fatto, rintraccia un amico per telefono e mi assicura che una cassa sarà sul posto al più presto.

Nel frattempo il gruppo che stava facendo il sound check termina e, dato che noi non siamo ancora in grado di ultimare il montaggio, sale sul palco la formazione che suonerà per prima: un'orchestra di una trentina di elementi, per la maggior parte studenti delle medie o del liceo.

Quando arriva la cassa il palco è già completamente occupato e non rimane che aspettare.

Quello dell'orchestrina più che un sound check è una prova generale, dato che praticamente ripassano l'intero repertorio e non sembrano volersi scollare dal palco, nonostante si sia in ritardo e il primo gruppo (noi) non sia ancora riuscito nemmeno a finire di montare la propria attrezzatura. Non uno dell'organizzazione si preoccupa della gestione dei tempi.

Com'era prevedibile, nell'imminenza dell'inizio del concerto il palco è ancora occupato dai ragazzetti che, nonostante abbiano comodamente ultimato il loro ripassino, non sembrano voler sloggiare. La cosa si spiega ben presto nella maniera peggiore: Kit Carson mi si avvicina e sentenzia "mi dispiace, ma non c'è tempo per il vostro check... lo faremo al volo durante il concerto".

La misura è colma. L'impulso del momento è di raccattare la mia roba ed andarmene seduta stante. Gli faccio i complimenti per questa splendida ciliegina sulla torta, gli volto le spalle e, senza attendere l'ennesima patetica replica, mi accingo a cercare gli altri per avvisarli che io, in queste condizioni, non suono.

Continua...

martedì 17 ottobre 2006

Puro genio

Non c'è che dire: certe volte miic è semplicemente geniale.

mercoledì 4 ottobre 2006

Il ministro ultras

All'epoca della vittoria dei mondiali disse: "prima che ministro sono uno sportivo".

E infatti anche oggi tratta temi istituzionali come si farebbe al bar sport.

giovedì 28 settembre 2006

Milingo e la scomunica

Sarà strano, ma leggendo quanto dichiarato da Milingo nel respingere la scomunica non posso che condividere le sue rivendicazioni.

Del resto questa storia del celibato e del voto di castità non l'ho mai capita. Di certo nella Bibbia non ve n'è traccia.

mercoledì 20 settembre 2006

Biondillite

Premessa
Sono più di due settimane che ho in draft questo post e non riesco mai a trovare il tempo di finirlo. Forse oggi è la volta buona.


Circa un mese fa ho finito di leggere il primo libro di Gianni Biondillo, "Per cosa si uccide", e subito ho pensato di scrivere le mie impressioni. Tuttavia, neanche posato il libro, mi sono ritrovato in mano il secondo, "Con la morte nel cuore", e ho cominciato a divorarlo, preso da quella che ormai è diventata una vera e propria sindrome: la biondillite.

Ora che entrambi i libri sono andati ad ingrossare la pila dei volumi letti (peraltro sempre più bassa di quella dei volumi da leggere), mi lancio in qualche commento, come sempre ben lungi dall'essere una vera e propria recensione.

Si tratta di due gialli (ma ciò è assolutamente secondario), che vedono come protagonista l'ispettore Michele Ferrari, pardon... Ferraro, assieme ai suoi colleghi del commissariato di Quarto Oggiaro, quartiere di Milano dove vive ed è cresciuto.

Più che la trama in sé, pur ben costruita ed avvincente, ciò che maggiormente mi ha affascinato in questi libri è la caratterizzazione dei personaggi.

L'abilità dell'autore nel rendere sensazioni, stati d'animo e pensieri del protagonista è tale che spesso mi sono ritrovato ad appasionarmi, non tanto alle situazioni, quanto al modo in cui il nostro "eroe" le affronta, con le sue gioie e le sue paure, il suo impeto e le sue insicurezze.

Michele Ferraro è uno di noi e, in più di un passo, confesso di essermici immedesimato. Tra l'altro abbiamo una importante caratteristica in comune... (no, non faccio il poliziotto).

Anche i personaggi comprimari e secondari sono molto ben costruiti. Il Sovrintendente Comaschi, col suo spiccato senso dell'umorismo tipicamente milanese, l'Ispettore Capo Lanza, un incrocio tra il Tenente Colombo e Spock, Mimmo O'Animalo e tutti gli altri, pur avendo tratti spesso surreali o caricaturali, allo stesso tempo sono tremendamente "veri".

Aggiungiamo che tutti questi personaggi si muovono nella mia città, con frequenti riferimeti ai luoghi di cui è fatta la mia quotidianità, e la ricetta della sindrome è completa.

Volendo descrivere la biondillite potrei usare una proporzione. ll libri di Biondillo stanno alla lettura come una cena di Marco e Silvia sta alla cucina: è tutto così gustoso che non vedi l'ora di assaggiare la pietanza successiva.

Non a caso mi sono appena buttato sul terzo libro dello stesso autore: "Per sempre giovane".
Penso che presto ne scriverò e, a giudicare da quanto ho letto sino ad ora, ne scriverò bene.

Conclusione
Puff puff, pant pant... Ce l'ho fatta.

giovedì 7 settembre 2006

Non rubate quel cellulare

Si sono inventati un sistema antifurto per cellulari quantomeno bizzaro.

Non oso pensare agli effetti che potrebbe avere se il tentativo di furto avvenisse in strada, in luogo affollato o a notte fonda, vista anche la psicosi estiva da violenza sessuale cui assistiamo in questi giorni.

Però, Marco, avrebbe potuto essere efficace quando ti hanno imbolato con maestrìa il cellulare al Salone del Libro...

giovedì 31 agosto 2006

Automunito

Dopo anni di strenua resistenza alla fine ho ceduto.

Da ieri posseggo anch'io un'automobile.

giovedì 24 agosto 2006

Lexicon MPX-G2

È da un po' che evito di scrivere di fuffaglia tecnico-musicale, ma il mio ultimo acquisto rappresenta un'occasione più che valida per ricominciare.


Dopo una settimana di travaglio doganale e relativi balzelli, all'inizio di questo mese ho finalmente ricevuto il frutto dell'ultima asta che mi sono aggiudicato su eBay: uno splendido Lexicon MPX-G2 con relativa pedaliera di controllo dedicata MPX-R1.

Potrei lanciarmi in una dissertazione sui pregi e i difetti di questo processore, ormai fuori produzione, ma si trova già tutto in rete ed oggi sono particolarmente pigro. In particolare c'è questo articolo di Accordo che offre una panoramica piuttosto esaustiva sulle sue caratteristiche.

In questi giorni ho avuto modo di studiarmelo per bene e, dopo averlo provato con la mia testata al posto del fido Intellifex, devo dire che il risultato è veramente ottimo. La qualità dei riverberi è eccezionale, come quella dei ritardi, e il chorus, che pur alcuni reputano troppo "sottile" e poco presente, mi soddisfa molto.

La possibilità di inserire degli effetti anche prima dello stadio di preamplificazione (ossia tra chitarra e amplificatore) e non solo nel loop effetti è particolarmente comoda. Utilizzando gli effetti pre-gain del G2 posso fare a meno della voluminosa valigia pedali che mi sono portato dietro sino ad oggi (contenente buffer/booster, compressore con relativo looper MIDI, wah-wah, accordatore, pedaliera MIDI e alimentarore), gestendo tutto unicamente con la pedaliera dedicata R1 e senza rinunciare ad ampliare le possibilità sonore del mio setup.

I wah-wah del G2, pilotabili grazie al pedale di espressione della pedaliera R1, sono molto belli e credibili e non mi fanno sentire la mancanza del Morley Bad Horsie. Grazie alla possibilità di regolarne l'equalizzazione e la curva di intervento risulano anche molto più flessibili.

Uno dei compressori disponibili sul G2 emula il Boss CS-3, che ho usato sino ad oggi, e lo fa in maniera sufficientemente fedele da non farmi sentire la differenza.

L'accordatore interno, visualizzato sia sul display del G2 che su quello dell'R1, è molto più preciso del Rocktron X-Tune attualmente nella mia pedalboard e non mangia segnale.

La possibilità di programmare il livello del segnale in ingresso all'amplificatore e i numerosi overdrive disponibili (tra cui una buona emulazione del Tube Screamer) consentono di fare a meno anche del booster.

Da ultima, la possibilita di alimentare l'R1 via phantom power scaccia dalla pedalboard anche l'alimentatore.

A questo punto manca solo la prova generale con il gruppo e la mia strumentazione live potrebbe subire un notevole miglioramento qualitativo ed una drastica riduzione quantitativa.

Viste le premesse, sono ottimista.

venerdì 11 agosto 2006

Messaggio dal cellulare

Sono al lago. Stop. Mangiato bene. Burp. Prima pioveva, ora non più. Stop. Tra poco passeggiata in paese. Fico.

mercoledì 9 agosto 2006

Facce nuove

Eletto il nuovo presidente della Lega Calcio. È Antonio Matarrese.

Finalmente hanno deciso di voltare pagina. Di ricominciare.

Dal 1982.

venerdì 21 luglio 2006

Gravità percepita

Dichiara oggi il poco onorevole Gianni De Michelis:

"La situazione in Medio Oriente e soprattutto in Libano diventa ogni giorno più grave (fa piacere che se ne sia accorto anche lui... - N.d.R.). Anche se ad ogni persona intellettualmente onesta risulta chiaro chi abbia svolto il ruolo dell'aggressore (perché mi suona strano sentirlo parlare di onestà? - N.d.R.) e chi dell'aggredito e anche se, come da più parti in questi giorni si è sostenuto, il cosiddetto uso proporzionato della forza in realtà deve essere giudicato in relazione non alle conseguenze che esso provoca (ah no? e in relazione a cosa, di grazia? - N.d.R.), quanto alla gravità della minaccia percepita (ah, certo. giusto. come ho fatto a non pensarci? la gravità della minaccia percepita! della minaccia percepita? della MINACCIA PERCEPITA?!? - N.d.R.). Sotto questo profilo la reazione di Israele risulta comprensibile e difficilmente contestabile.

Certamente. Assolutamente "comprensibile". "Difficilmente contestabile".

Del resto, come si fa a contestare il bombardamento sistematico di obbiettivi civili, il massacro di innocenti, la distruzione delle autostrade per tagliare ogni via di fuga alla popolazione, la devastazione di un paese?

Incontestabile.

A proposito di gravità, ci rendiamo conto di quanto sia grave ciò che afferma costui?

Come la penso io non ho bisogno di scriverlo. L'ha già fatto Lia per me.

martedì 18 luglio 2006

Mi si perdoni la facile battuta...

...ma che Parlamento di merda!

venerdì 14 luglio 2006

Il corpo del mondo

Ho appena finito di leggere questo libro di Massimo Marcotullio, che avevo acquistato due o tre settimane fa alla Libreria del Giallo, in occasione della sua presentazione ad opera dell'autore e di Gianni Biondillo (che non l'aveva letto e l'ha detto).

Come noto non sono un bravo recensore, ma provo lo stesso a buttar giù rapidamente le mie impressioni.

Il libro è scritto molto bene, con uno stile diretto e scorrevole, e la lettura è stata alquanto piacevole, grazie anche alla struttura fatta di molti capitoli brevi che, da bravo lettore serale nonché orizzontale, mi è particolarmente congeniale.

Si tratta di un giallo molto avvincente, ambientato quasi interamente in riva al Po, tra barconi, manovali, discariche, mafiosi, birre in lattina, ex-guerriglieri ed ex-combattenti, costruttori senza scrupoli, ambientalisti, psicopatici e chi più ne ha più ne metta.

Il protagonista, l'investigatore privato Beo Fulminazzi, è dichiaratamente un Philip Marlowe nostrano, giusto un po' più scanzonato ed autoironico, come dichiarata è la volontà dell'autore di fare un parallelo tra il Mississippi e il Po, utilizzando il blues come trait d'union.

La storia non è del tutto verosimile, ma forse è anche questo che la rende particolarmente intrigante e piacevole alla lettura, con quell'atmosfera a metà tra il giallo e il fumetto.

Chi fosse interessato può leggere qui una recensione di Carlo Oliva, sempre che non sia infastidito da qualche esplicito riferimento alla trama qua e là (che io ho cercato accuratamente di evitare).

Buona lettura.

P.S.: credo che al più presto leggerò anche il precedente libro di Marcotullio, avente il medesimo protagonista. Sembra interessante.

lunedì 10 luglio 2006

Non ci credo

Abbiamo vinto i mondiali di calcio!

Li abbiamo vinti contro la Francia!!

Li abbiamo vinti ai rigori!!!
(Chi di spada ferisce...)

Li abbiamo vinti con un capo cannoniere dell'Inter!!!!


Qualcuno mi dia un pizzicotto.

giovedì 6 luglio 2006

Centri di Preavviso Tempestivo

Tra il 19 e 23 luglio prenderanno il via le prime ispezioni nei Cpt, i contri di permanenza temporanea per gli immigrati clandestini. Lo ha deciso, secondo quanto si apprende, la commissione sui Cpt voluta dal ministro dell'Interno Amato e riunita oggi per la prima volta al Viminale, sotto la presidenza di Staffan De Mistura.


Sarò pignolo io, ma certe cose non sarebbe meglio farle senza preavviso?

venerdì 30 giugno 2006

Meglio tardi che mai

A poco più di un mese di distanza, ho finalmente postato il resoconto del concerto in Belgio.

lunedì 26 giugno 2006

Scampato pericolo

Che dire, oggi è certamente una giornata fortunata per l'Italia. L'abbiamo proprio scampata bella.

No. Non sto parlando del mondiale.

venerdì 16 giugno 2006

Clinicamente in vacanza

Il mio soggiorno salentino si protrarrà ancora per qualche giorno, purtroppo non per motivi di piacere.

Dopo una decìna di giorni trascorsi a portarlo in giro per cliniche e
ospedali, ieri mio nonno è stato ricoverato per accertamenti, così rimango qui per dare una mano.

Ad oggi di mare neanche l'ombra e di studiare non se ne parla, in compenso sto mangiando bene (temo panzetta) e il resoconto del Belgio è quasi finito.

Spero che l'odissea ospedaliera si concluda presto e senza esiti spiacevoli.

lunedì 5 giugno 2006

Relax

Mi pare di ricordare che su Blogger si possa postare anche utilizzando la posta elettronica. Se stai leggendo questo messaggio vuol dire che avevo ragione e che mi sono ricordato l'indirizzo e-mail corretto per farlo.
(Non ricordo se in tal modo vengano gestiti correttamente anche i tag HTML o meno. Vedremo.)

Sono in vacanza sul suolo natìo per una paio di settimane, che intendo trascorrere rilassandomi, mangiando bene, studiando, facendo compagnìa ai miei nonnini e, meteo permettendo, andando al mare.

Chi sa che la sera non riesca anche a completare il resoconto della trasferta in Belgio di due settimane fa e a scrivere del successivo weekend a Jesolo.

Ora però mi faccio un pisolo, ché il pranzo della nonna, come al solito, era ben più che abbondante.

Burp.

martedì 30 maggio 2006

Fortuna o sfortuna?

Leggendo notizie come questa mi convinco sempre più che il centro-destra dovrebbe essere felice di aver perso le elezioni.

lunedì 22 maggio 2006

Bière trappiste et musique

Il weekend appena trascorso mi ha regalato un'esperienza nuova ed esaltante: il primo concerto all'estero.

Grazie ai mitici CAP, già compagni di un concerto tenutosi lo scorso febbraio, siamo stati invitati a suonare in Belgio, in occasione di un prog event che ha visto ospiti solo gruppi italiani.

La cosa merita un adeguato resoconto.

Partenza venerdì mattina presto, su comodo e spazioso Ducato 9 posti, noleggiato e caricato a dovere la sera prima. Membri della truppa noi cinque e due dolci metà al seguito, tra cui la mia.

Prima tappa alla dogana di Ponte Chiasso, dove ci incontriamo coi CAP, che sono veramente una reggimento: tredici persone, di cui otto suonanti, a bordo di un furgone e due station wagon.

Sbrigate alcune formalità (vignette per le autostrade svizzere e foglio doganale per la strumentazione) ripartiamo.

Il viaggio fila liscio fin oltre metà Svizzera, quando arriva una telefonata: pare che il concerto sia annullato causa revoca dell'autorizzazione da parte della polizia (!).
Attimi di sconforto/preoccupazione/incazzatura generale, scambio di telefonate con i CAP e conseguente appuntamento per discutere il da farsi in una stazione di servizio in prossimità di Basilea.

Dopo un po' di telefonate con gli organizzatori, riceviamo assicurazione del fatto che il concerto si farà lo stesso, anche se in altro luogo ancora da stabilire. Decidiamo di correre il rischio e ripartiamo.

Maciniamo le poche centinaia di kilometri rimaste, alternandoci in due alla guida e procedendo in carovana. Grazie ad una ricetrasmittente fornitaci dai CAP rimaniamo in contatto per tutto il tempo e la strada scorre più velocemente, accompagnata da goliardate varie e dall'ascolto dei Trans Europa Express del mitico Maurizio Pornoman De Paola.

Giungiamo alla nostra meta poco dopo le nove di sera, giusto in tempo per sistemarci in ostello, scaricare gli strumenti e mangiare un boccone.

L'accoglienza è molto cordiale e il posto è carino. Non ero mai stato in un ostello prima.
Le stanze sono da cinque letti ciascuna e non c'è il bagno in camera, cosa che favorisce parecchio il cameratismo.

Dopo cena, nonostante il cielo plumbeo e il vento freddo, usciamo per fare un giro della città. Dopo una breve passeggiata ci infiliamo in un locale per sorseggiare un po' della famosa birra belga. Chicco dei CAP chiede una birra rossa ed io lo seguo a ruota.

Arrivano le birre e le nostre hanno un aspetto molto invitante: un bel colore rosso ambrato e una corona di schiuma di tutto rispetto. Ma all'assaggio arriva la brutta sorpresa: è dolcissima e sa di amarena. Credo si chiamasse Kriek o qualcosa del genere (magari vuol dire "ciliegia" in fiammingo... chi sa). Da evitare.

C'è da dire che in Belgio la birra costa pochissimo, almeno rispetto a qui da noi, ed è difficile trovare un posto dove una media chiara costi molto più di un paio di euro. Sarà per questo che la sera in giro è pieno di gente sbronza.

Il mattino seguente ci alziamo relativamente di buon ora e veniamo a sapere che il luogo dove si terrà il concerto è stato nel frattempo individuato. Si tratta di un locale in una cittadina a venti chilometri di distanza, a quanto pare non particolarmente capiente.

Mentre gli altri fanno un giro in città, io e due dei CAP andiamo a fare un sopralluogo nel locale in questione, accompagnati da Nicolas, uno degli organizzatori, e dalla sua ragazza.

Dopo una breve sosta a casa di Nicolas, dove veniamo intrattenuti dalla madre e dalla simpatica e abbondante sorella, nonché rifocillati con birra tiepida e noccioline, arriviamo sul posto.

Il palazzo da fuori si presenta come un autosilo o un garage, totalmente costruito in cemento armato a vista e vetrocemento.

Entriamo dall'ingresso di servizio (quello principale non esiste) e ci troviamo in un piccolo disimpegno. Sulla sinistra si apre un corridoio, su cui si affacciano i locali di una radio alla quale collabora anche Nicolas, mentre a destra si accede ad un piccolo pub.

Si tratta di un lungo bancone a "L", costeggiato da una fila di tavoli, sul cui lato corto si apre una saletta che termina su un piccolo palco largo tre metri e profondo quattro, la cui visuale è parzialmente ostruita sul lato destro da una grossa colonna portante.

Da una porta ai lati del palco si accede ad un piccolo magazzino, che sarà adibito a camerino e backstage.

Il soffito è a travi di cemento armato, alte poco più di un paio di metri, e conferma l’effetto garage che si aveva dall'esterno, oltre a rendere sconsigliabile il mettersi a saltare in corrispondenza di una trave.

Superato lo shock iniziale, facciamo un piano che ci consenta di disporre adeguatamente la strumentazione di tutti i gruppi e, a patto di montare le numerose tastiere fuori dal palco (che fortunatamente è alto solo una decina di centimetri), troviamo una soluzione soddisfacente.

Rientriamo in ostello appena in tempo per il pranzo, a base di pasta al formaggio fuso, scotta e appiccicosa, ma fortunatamente accompagnata da una buona birra.

Informiamo tutti degli spazi angusti che ci attendono e delle soluzioni proposte e carichiamo gli strumenti sui furgoni. La partenza di tutta la truppa per il luogo del concerto è prevista per le due del pomeriggio, con una piccola tappa in stazione per recuperare un'amica, giunta dall'Italia apposta per assitere al concerto.

Un SMS mi avvisa che, a causa di un guasto al treno, l'amica non si sa quando arriverà, dunque niente tappa e dritti alla meta. Aiutati gli altri a superare l'impatto con la realtà, cominciamo a scaricare la strumentazione e a disporla sul palco secondo i piani.

Nel frattempo l'amica mi bombarda di SMS aggiornandomi sulle sue disavventure ferroviarie e chidendo lumi sul da farsi (lumi che faccio fatica a fornirle). Alla fine riesce ad arrivare davanti all'ostello e, assieme ad uno degli organizzatori che si sciroppa apposta i venti chilometri andata e ritorno, la vado a recuperare.

Al nostro ritorno raggiungiamo parte della banda che si sta rifocillando in un pub, dove mi sparo una Chimay tappo rosso, mezzo sandwitch (grande più di uno intero dei nostri) e un hot dog (anche questo double size).

Nel frattempo gli altri gruppi hanno quasi finito il loro sound check e noi, che suonando per primi lo facciamo per ultimi, cominciamo a prepararci per il nostro turno.

Il fonico, un simpatico pennellone biondo sui vent'anni, è molto in gamba e il sound check fila liscio in meno di mezz'ora e con ottimi risultati.

L'inizio del concerto è previsto per le 19:30, ma attendiamo una mezz'ora in più per permettere al maggior numero di persone possibile di raggiungere il locale, vista la nuova e imprevista ubicazione.

Gli ultimi minuti prima dell'inizio scorrono accompagnati dalla consueta lieve tensione. Andiamo a cambiarci e attendiamo che uno degli organizzatori inizi la presentazione. In mezzo a una serie di frasi in francese di cui afferro ben poco, sento il nostro nome. Usciamo. Si parte.

Attacchiamo il primo pezzo e subito sento qualche cosa che non va: il basso è fuori, sta sbagliando tutto. La cosa per fortuna dura poco e, ripensandoci, non era poi così macroscopica e il pubblico magari manco se n'è accorto.

È il primo ed ultimo incidente dell'esibizione. I pezzi scorrono uno dietro l'altro e, grazie al calore del pubblico, grinta e adrenalina crescono a dismisura. Diamo tutti un'ottima prova, a cominciare dal nostro frontman scatenato, a tratti quasi istrionico, che coinvolge i presenti con le sue acrobazie.

Non avevo mai suonato davanti ad un pubblico così e mai avrei pensato che la prima volta sarebbe stata all'estero. Ballano, saltano, cantano i pezzi, ti danno veramente tanto. In una parola: partecipano.
Niente a che vedere con l'abituale pubblico nostrano, solitamente annoiato e preoccupato solo della birra che ha davanti e dell'ultimo risultato della squadra dal cuore.

Dopo la nostra esibizione il concerto prosegue con le altre band in cartellone. Altre tre ore e più di musica, che gli amici belgi si gustano senza dare alcun segno di cedimento (forse perché sorretti da qualche ettolitro di birra).

Noi passiamo il tempo tra il palco e il banchetto all'ingresso, dove sono in vendita i nostri CD e i nostri gadgets. Ci vengono rivolti parecchi complimenti e ci capita anche di firmare qualche autografo.

Il frontman si riempie di birra e offre qualche estemporaneo spettacolino extra. Ma non è l'unico sbronzo. Un appassionato di prog che scrive anche su una nota fanzine locale si ferma a chiacchierare con me; mi dice che gli siamo piaciuti molto, che gli piacerebbe molto averci nuovamente ospiti delle loro iniziative, infine mi versa maldestramente una birra addosso e, dopo le scuse di rito, corre a prendersene un'altra.

Al termine della serata siamo tutti felici, soddisfatti e più o meno brilli. Facciamo le foto di rito e ci apprestiamo a smontare l'armamentario per caricarlo nuovamente sui furgoni.

Al nostro arrivo in ostello siamo tutti decisamente cotti. Fortunatamente possiamo evitare di scaricare nuovamente i furgoni, che verranno lasciati per la notte in un cortile chiuso a chiave, e filiamo nelle nostre stanze per il meritato riposo.

L'indomani mattina sveglia relativamente presto. Il tempo di una rapida colazione e di fare gli zaini e ci apprestiamo a partire.

Il viaggio di ritorno è molto più tranquillo di quello d'andata e trascorre all'insegna di un torpore che è un misto di stanchezza e soddisfazione, nella consapevolezza che quanto ci stiamo lasciando alle spalle è una delle più belle tappe di un ben più grande viaggio in musica.

Grazie amici belgi.

lunedì 15 maggio 2006

Oggi invecchio

Non che durante gli altri giorni dell'anno non lo faccia, ma questo è quello in cui cambia la cifra sul contatore.

Chi volesse aiutarmi a dimenticare potrà trovarmi qui a partire dalle 19.

giovedì 11 maggio 2006

La prima volta in acustico

Ieri sera abbiamo tenuto il nostro primo concerto acustico (o unplugged, come va tanto di moda dire grazie a MTV).

Teatro dell'evento un teatro: il Teatro Coccia di Novara (chiedo scusa per il colpo di teatro). O meglio, il Piccolo Coccia, che poi altro non è che una sala adiacente il teatro stesso, con una cinquantina di posti a sedere.

Il successo di pubblico è stato notevole in termini qualitativi (hanno apprezzato molto), un po' meno in temini quantitativi (c'era poco più di una decina di persone).

Alcuni pezzi ci sono venuti talmente bene che pensiamo di proporli, magari come bis, anche durante i concerti elettrici.

Soddisfazione tanta, guadagno buono, forse ripeteremo presto un'esperienza simile.

martedì 2 maggio 2006

Teleorrori

Dicono che i giornalisti stanno ammazzando l'Italiano? Ebbene, hanno ragione.

Per esempio qualcuno dovrebbe ricordare a Bruno Vespa e ai suoi collaboratori quante "L" ci sono in accelerare.


È proprio vero che la televisione è cattiva maestra. Non si può nemmeno fare un innocente zapping durante il concerto del primo maggio che ci si trova di fronte a certi orrori.

E non mi riferisco solo all'ortografia.

giovedì 27 aprile 2006

Divorzini

Lamberto Sposini lascia Mediaset, un divorzio annunciato dalle ripetute voci di conflitti con il direttore Carlo Rossella durante la campagna elettorale.
[...]
La prima delle incertezze, è su chi ricoprirà il ruolo di vicario: i vicedirettori rimasti al Tg5 [...] sono due, Rondoni e Pamparana, e sembrerebbe che sarà proprio quest'ultimo a ricoprire quel ruolo.

Ecco, sì. Pamparana come galoppino di Rossella ce lo vedo proprio bene.

E meno male che l'informazione è in mano alla sinistra...

mercoledì 19 aprile 2006

Qualche commento a freddo

Ora che è passata una settimana dal voto, anche se il carosello non è ancora finito, posso fare qualche commento a freddo.

Anzitutto vale la pena ricordare quanto queste siano state le elezioni dei paradossi e quanto entrambe le parti si siano coperte e si stiano coprendo di ridicolo.

D'Alema comincia ad esultare ai primi exit-poll, salvo poi doversi estremamente ridimensionare man mano che l'esito dello spoglio si fa più incerto.

Prodi invita a una grande festa di piazza il lunedì sera, senza aspettare il giorno successivo, come avrebbe voluto il buon senso, e si trova costretto ad aspettare fino alle tre di notte, per stappare una bottiglia di moscato con quattro sostenitori rincoglioniti e assonnati.

L'unico politico che saggiamente si rifiuta di fare commenti prima dei risultati definitivi è Matteo Salvini della Lega Nord (e questo è senza dubbio il paradosso più grande).

Il centrosinistra critica fortemente (e giustamente) la legge elettorale porcata voluta dal centrodestra, e poi vince anche grazie a quella.

Il firmatario della suddetta legge contesta il risultato sulla base di una norma fantasma della legge stessa, dimostrando di non averla riletta, di non averla scritta, di essere pesantemente in malafede o, ancora una volta, di non brillare per acume (ma il discreto seguito avuto dalla sua obbiezione dimostra che, in tal caso, sarebbe in nutrita compagnìa).

Il centrodestra perde anche a causa del voto degli italiani all'estero, fortemente voluto da Tremaglia, che non trova di meglio che definirlo irregolare e chiedere di ripeterlo.

Berlusconi propone una grande coalizione con quelli che fino a qualche giorno prima definiva bollitori di bambini e coglioni, senza per questo smettere di accusarli di brogli e riconoscere finalmente la sconfitta.

Il centrodestra continua a sottolineare come abbia preso più voti nelle regioni più produttive, senza che nessuno nel centrosinistra gli ricordi che il voto di ciascun italiano ha lo stesso peso, a prescindere da quanto "produce".

Il centrosinistra accusa il centrodestra di non saper perdere, ma nel frattempo fa di tutto per dimostrare di non saper vincere.

Sicuramente ho dimenticato qualcosa, ma il campionario mi sembra già sufficientemente esaustivo.

Ora manca solo la Moratti sindaco di Milano e questo avrà assunto definitivamente tutte le caratteristiche dell'anno di merda.

giovedì 13 aprile 2006

Chiamatemi Kowalski - Il Ritorno

Sono tutto intasato. Sarà raffreddore? Sarà allergia? Boh. Fatto sta che non ho la forza di raccontare nulla.

Dico solo che lo spettacolo mi è piaciuto molto, che ero in prima fila e che l'ho visto a scrocco.

Andateci coglioni! (cit.) Merita.

martedì 11 aprile 2006

Solo due parole

Che casino.

mercoledì 5 aprile 2006

Il mio miglior nemico

Visto stasera.

Tutto sommato una commedia simpatica e gradevole.

Muccino è in parte, anche se non convince al cento per cento. Verdone decisamente più a suo agio nel ruolo che interpreta, più o meno il solito, quello del mediocre, pavido e servile, ma in fondo sensibile e capace di sentimenti sinceri, pesantemente mutuato da Alberto Sordi.

Poco oltre la metà il film cambia completamente registro, quasi trasformandosi da commedia brillante a commedia sentimentale.

Consigliato per un mercoledì sera.

lunedì 3 aprile 2006

Il caimano

Visto sabato sera.

Non sono bravo quanto Vanamonde a scrivere recensioni, dunque eviterò di farlo e aspetterò pazientemente la sua.

Dico solo che il film non mi ha convinto. Se dovessi sintetizzare le mie impressioni con un aggettivo penso sceglierei "inconcludente".

Le storie narrate, quella del protagonista e quella del film che sta girando, rimangono quasi impermeabili l'una all'altra, come corressero su binari paralleli, e nessuna delle due trova un degno compimento.

Fatti salvi questi (importanti) difetti, il film non risulta comunque noioso, come alcuni mi avevano paventato.

giovedì 30 marzo 2006

In time you will call me Master

Leggo quanto segue su Slashdot:

"In a recent Fortune interview with Steve Ballmer, the newer kinder Microsoft CEO is not only ready to take on the videogaming, search, music download and mobile markets - but he's also laying down the law in his own house. Steve says that his kids are not allowed to use Google or have an iPod."

In sostanza il CEO di Microsoft non vuole che i suoi figli usino i prodotti della concorrenza.

Come spesso accade su Slashdot, non è tanto la notizia in sé ad essere degna di nota, quanto i commenti, tra i quali si trovano cose molto, molto divertenti.

Come questa.

lunedì 27 marzo 2006

S.p.Acqua

Notte bianca

Questa volta ci sono andato, dopo cena, con la dolce metà e una coppia di amici.

Ce la siamo fatta a piedi sia all'andata che al ritorno e, complice la bella serata, non ci è pesato affatto.

Abbiamo costeggiato l'arena e intravisto le luci di Piazza Castello, dalla quale proveniva un inconfondibile tunz-tunz che ci ha tenuti a debita distanza.

Passando da via Mercato e via Ponte Vetero abbiamo notato il palchetto montato in Piazza del Carmine, con musica dal vivo e pubblico danzante.

Poi su per via del Lauro, via Boito, via Verdi, fino in Piazza della Scala.

In centro c'era veramente una marea di gente. Abbiamo attraversato la galleria senza troppi problemi, ma arrivati in prossimità di Piazza Duomo l'affollamento era tale da rendere materialmente impossibile entrarvi. A tratti scattavano addirittura piccole scene di panico collettivo, con spintoni e gente letteralmente trascinata via.

Così siamo tornati indietro e abbiamo fatto il giro largo, sbucando alle spalle del Duomo e risparmiandoci l'orchite fulminante che Grignani ci avrebbe certamente provocato.

Il giro è proseguito verso Piazza Fontana, dove ci siamo fermati davanti alle targhe in memoria di Pinelli, quella storica, recentemente rimessa al suo posto, e quella revisionista, come qualcuno ha chiosato con un pennarello rosso, ed abbiamo scambiato quattro chiacchiere su come si possa accidentalmente volare dalla finestra durante un interrogatorio.

Poi San Babila, Corso Matteotti, Piazza Meda, Piazza Belgioioso, via Romagnosi, via Monte di Pietà e via Brera, dove abbiamo rinunciato a prendere una birra all'O'Connels, traboccante di gente.

Alla fine siamo risbucati in Piazza del Carmine e ci siamo fermati ad ascoltare il gruppo che stava suonando: i Metropolis di Brescia, ovvero una infaticabile e attrezzatissima cover band che è andata avanti a suonare medley anni '80, '90, disco party, chipiùnehapiùnemetta, per più di un'ora e mezza, quasi senza pause (e non so da quanto avessero inizato), tanto da farci dubitare della natura umana dei suoi componenti (secondo me erano tutti androidi).

Prima che gli umanoidi avessero finito di suonare (e secondo me sono andati avanti fino alle otto del mattino), siamo stati presi da un discreto appetito accompagnato da una moderata sete e ci siamo nuovamente incamminati in Brera, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Il nostro bisogno è stato di lì a poco soddisfatto da un più che soddisfacente panzerotto al forno e da una bibita in lattina, ottenuti al modico prezzo di un quarto d'ora di fila, più cinque euro.

A furia di girovagare e complice l'ora legale, si sono fatte le quattro del mattino ed abbiamo deciso che forse era il caso di farsi una dormitina, così ci siamo diretti verso casa, dove siamo arrivati verso le quattro e mezza.

Il tempo di salutare gli amici e, stanchi ma soddisfatti, ci siamo fiondati a letto, dal quale siamo riemersi solo all'ora di pranzo.

Nel complesso mi è sembrata una bella iniziativa, anche se forse sarebbe riuscita meglio tra un paio di mesi, ed ha avuto il grosso pregio di farmi dimenticare, almeno per una sera, quanto poco sopporti Milano ultimamente.

lunedì 20 marzo 2006

Pedali nella notte


My pedal board
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Ieri mi sono finalmente deciso a completare il cablaggio della mia pedal board.

Saldatore alla mano, ho preparato tutti i cavi necessari, compreso un vecchio cavetto MIDI giacente da anni in un cassetto con alcuni contatti dissaldati e che si è rivelato perfetto per connettere la OP128 al MIDILoop (odio saldare i cavi MIDI).

Velcro e biadesivo per fissare i pedali, un po' di prove per trovare la disposizione migliore ed il gioco è fatto.

Ho finito quasi alle quattro del mattino, ma ne è valsa la pena. Il risultato, oltre ad essere pulito e funzionale, lascia spazio e prese di alimentazione sufficienti per un altro paio di pedali a valle del wah, qualora volessi fare qualche esperimento.

Non vedo l'ora di fare un bel road test.

giovedì 16 marzo 2006

Voi dove siete?

Oggi ho ricevuto via mail un link ad un sito molto interessante.

Il sito in oggetto offre la possibilità di calcolare la propria distanza dai principali partiti che si candidano alle prossime elezioni politiche, esprimendo vari gradi di consenso su una serie di importanti temi di attualità.

I temi proposti sono venticinque e su alcuni di essi è disponibile un breve approfondimento, che ne sintetizza le caratteristiche principali.

Al termine del questionario vengono visualizzati un grafico ed una tabella che rappresentano graficamente i risultati, oltre ad un link che si può copiare ed incolare sul proprio sito o blog (cosa che ho appena fatto) onde mostrarli agli altri.

Oltre ad essere carino e ben fatto, potrebbe rappresentare un modo divertente di chiarire le idee a chi ancora non sapesse "dove sta".

lunedì 13 marzo 2006

Fare domande

Fare domande. È questo che un bravo giornalista dovrebbe saper fare. È questo che il cavaliere non ha mai sopportato nei giornalisti. Ed è probabilmente la cosa che più gli ha dato fastidio dell'intervista con Lucia Annunziata.

Prima di andarsene rimbrottando, come fanno i bambini dell'asilo quando il gioco non gli piace più, tra le altre cose, l'ha accusata di volerlo "mettere in difficoltà".

E che c'è di strano? Fare domande, anche scomode, rintuzzare, cercare di mettere in difficoltà. È esattamente questo che mi aspetto da un'intervista del genere, sempre che abbia come obbiettivo il far venire allo scoperto il proprio interlocutore e non il lasciarlo recitare indisturbato i propri proclami. Ed è esattamente questo che la giornalista in oggetto ha sempre fatto con tutti i precedenti intervistati.

Praticamente l'ha accusata di saper fare il proprio lavoro. Posso capirlo, essendo ormai abituato a cicisbei come Vespa e lacchè come Mentana, pronti ad assecondare ogni suo capriccio.

O forse ha semplicemente frainteso il titolo del programma: "in mezz'ora", sì, ma di comizio.

Peccato sia riuscito a farne solo metà, ma non v'è dubbio che si autorisarcirà. Con gli interessi.

martedì 7 marzo 2006

Un po' d'ordine


My current rig
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Lo scorso weekend mi sono deciso a mettere un po' d'ordine nella strumentazione casalinga.

Non c'è che dire, sono piuttosto soddisfatto del risultato.

martedì 28 febbraio 2006

Fantastica promozione

Simpatici quelli di eBay.

Per i giorni dal 2 al 31 marzo hanno lanciato una fantastica promozione per chi mette in vendita libri e musica a prezzo fisso.

A fronte di una normale tariffa di inserzione variabile da €0,10 a €2,50, si accontentano di un fisso di €0,05. Generosi.

Ma la chicca sta nella commissione sul valore finale, ossia la percentuale dovuta a eBay a fronte di una vendita. Mentre la normale commissione sarebbe conteggiata ad aliquote decrescenti, da un massimo del 4,5% ad un minimo dell'1,5%, per tutta la durata della promozione l'aliquota è fissa. Splendido.

Peccato che sia fissa all'8%.

Vale a dire che, a fronte di un risparmio massimo di €2,45 sulla tariffa di inserzione, si paga una commissione sul valore finale che arriva a superare il doppio di quella normale.

Qualche esempio potrà aiutare a chiarire:


In conclusione, per prezzi di vendita fino a €10 la promozione fa risparmiare qualche centesimo, mentre per prezzi di vendita superiori a €10 si trasforma in una fregatura.

L'unico vantaggio sta nel fatto che, se l'oggetto non viene venduto, si perdono solo €0,05.

Non c'è che dire, eBay deve avere un ufficio marketing e promozioni molto creativo.

lunedì 27 febbraio 2006

Una lunga giornata in musica

Venerdì ferie.

All'alba di un concerto importante è sempre meglio essere riposati, così ho dormito fino a metà mattinata. La rimanente metà è stata proficuamente impiegata nella sistemazione dell'attrezzatura, nel rituale cambio corde alla fida Zion e nella preparazione delle valigie:

  • Cassa Engl 1x12 (con dentro un Celestion Vintage 30)

  • Valigia portapedali (con dentro wah-wah, pedaliera midi e alimentatore)

  • Custodia rigida (con dentro la Zion)

  • Flight case (con dentro il Pod Pro, indispensabile talismano contro le rotture dell'amplificazione)

  • Valigetta (con dentro cavi e attrezzi)

Recuperata la macchina e azzannato al volo un toast farcito, via alla volta della saletta, dove incontrare mezza band e la dolce metà ubimariomobilemunita e caricare tastiere, batteria e il resto della mia attrezzatura:
  • Testata Engl (con dentro le valvole)

  • Rack (con dentro l'Intellifex, l'accordatore e lo switcher)

  • Custodie rigide (con dentro la Hamer e la Peavey)

Lungo tragitto, prima nel traffico cittadino, complice anche la tappa per recuperare un'altra dolce metà, poi in quello extracittadino.

Come sempre quando abbiamo un concerto, piove.

Arriviamo a destinazione oltre le sei del pomeriggio. Metà dell'altro gruppo è già sul posto e ci dà una mano a scaricare. Comincia il tedio del montaggio.

Il palco è abbastanza grande da ospitarci comododamente tutti e cinque. Un po' meno per l'altro gruppo, che è di otto elementi.

Il sound check l'abbiamo fatto per primi, suonando per ultimi, ed è andato abbastanza liscio. Nonostante le spie scoreggione e povere di bassi, l'acustica sul palco è risultata più che discreta, cosa veramente rara.

Finito il check tutti a tavola per un cena veloce offerta dal locale, a base di affettati, formaggi, risotto e insalata. Non male.

L'altro gruppo ha iniziato alle 22:30, quando nel locale c'era ancora poca gente. Non che nel corso del concerto si sia riempito particolarmente, ma quando è arrivato il nostro turno qualche decìna di persone c'era.

Un po' di tensione iniziale, come sempre, e si comincia. La scaletta scorre senza particolari intoppi. Un po' di fatica sulla suite, dove ho fatto un po' di casino e ho dovuto improvvisare qualche cosa (molto meglio di Oneta dove avevo ciccato il tema - NdA). Nel complesso una buona prova da parte di tutti.

Alla fine siamo rimasti decisamente soddisfatti. In molti ci hanno fatto i complimenti e, cosa che mi ha fatto particolarmente piacere, il mio suono è piaciuto parecchio. Finalmente ho un setup che mi soddisfa (anche se non smette di evolversi).

Il tutto è stato registrato su 24 tracce in digitale (grazie al mitico Maurizio) e si potrebbe anche decidere di farne un bootleg.

Dopo aver salutato gli amici, abbiamo smontato con molta calma, dilungandoci in chiacchiere e dando fondo alle birre che c'erano in camerino.
Caricate le macchine, affrontata la tangenziale, scaricato in saletta, siamo arrivati a casa verso le cinque del mattino, stanchi, ma contenti.

Una lunga giornata in musica. Una bella esperienza, con l'ulteriore pregio di aver creato un sodalizio musicale che in maggio proporremo addirittura in Belgio.

venerdì 17 febbraio 2006

Grazie Stef

Ieri sera sono andato con Michele ad assistere ad un clinic (li chiamano così, bah) di Stef Burns, noto al pubblico italiano per essere da diversi anni chitarrista di Vasco Rossi.

Premetto che non sono un fan di Vasco e che di Vasco ieri sera si è parlato relativamente poco.

Tra l'altro, per chi non lo sapesse, Stef è anche l'attuale chitarrista di Huey Lewis and the News e in passato ha suonato con gente del calibro di Alice Cooper (in Hey Stoopid! e The Last Temptation) e Prince.

L'incontro (chiamarlo clinic proprio non mi piace) era gratuito per gli iscritti all'associazione Backline, che fa capo al noto negozio milanese di strumenti musicali Lucky Music e organizza diversi eventi di questo tipo durante l'anno.

Stef, del quale prima di ieri sapevo veramente poco, si è rivelato persona estremamente brillante, simpatica e disponibile, con uno spiccatto senso dell'umorismo. Non a caso lui stesso si definisce ironicamente un frustrated comedian.

Ha eseguito diversi brani, suonando su delle basi tratte dai suoi due lavori solisti, Swamp Tea (1999) e Bayshore Road (2005), quest'ultimo realizzato assieme al chitarrista fingerstyle Peppino D'Agostino per la Favored Nations, l'etichetta fondata da Steve Vai.

Tra un brano e l'altro si è intrattenuto con i presenti, circa 150 persone, rispondendo a domande, ponendosene da solo quando nessuno gliene faceva e a volte interrogando egli stesso il pubblico. Un vero istrione.

Le sue risposte sono sempre state molto divertenti e ironiche, rendendo l'immagine di uno che non ama prendersi troppo sul serio. Qualcuno ad esempio gli ha chiesto che tipo di esercizi fa per tenersi in allenamento e con che frequenza. Ha risposto che non ne fa, non più. Si limita a provare quando c'è qualcosa da provare, come quando suo figlio gli chiede "Dad! Dad! Play me that Green Day song!" e lui gliela suona ad orecchio (come ha fatto sul momento anche per noi). Infine ha commentato "ma forse avrei dovuto dire bugia... Tutti i giorni! Tre ore!".

Stef parla un più che discreto italiano, con uno spiccato accento californiano (è nato ad Oakland) che lo rende ancor più simpatico.

Verso la fine, stuzzicato dalla richiesta di uno spettatore, si è anche cimentato nel canto, eseguendo alcuni brani accompagnato unicamente dalla sua chitarra. Tra essi Power of Soul e Little Wing di Jimi Hendrix e Solitary Man di Neil Diamond, quest'ultima preceduta, nell'ilarità generale, dalla sua versione italiana resa famosa nel 1966 da Gianni Morandi: Se Perdo Anche Te.

Al termine della serata, quando tutti facevano la fila per scambiare due chiacchiere, farsi una foto con lui o chiedere un autografo, l'ho avvicinato anch'io e l'ho ringraziato, cogliendo l'occasione per regalargli una copia del nostro CD. Chi sa che non lo ascolti...

Riassumendo in poche parole: bei momenti in musica, non solo suonata.

Grazie Stef.

martedì 14 febbraio 2006

Parigi


Notre Dame
Originally uploaded by Soloist.
Di nuovo qui. Di nuovo per due giorni.

Città splendida. Al confronto Milano sembra ancor più grigia.

Milano rantola. Parigi vive, pulsa, colora.

In realtà non ho idea di come sia viverci, magari non è poi così diverso, ma tornarci di tanto in tanto, sia pure per lavoro, in fondo è sempre piacevole.
Ancor più se in compagnìa.

Senza dubbio preferisco essere mandato qui che a Londra.

Domani sarà un'altra giornata di lavoro, poi di nuovo a casa, a tarda sera.
Sarò stanco, senza dubbio, ma solo nel corpo.

Au revoir.

giovedì 9 febbraio 2006

A carnevale il condom non vale

"Il governo brasiliano distribuirà gratuitamente 25 milioni di preservativi durante il carnevale" per "arginare la diffusione del virus dell'Aids."

Lodevolissima iniziativa, a mio avviso.

Tuttavia "la chiesa romana denuncia che il programma di distribuzione gratuita dei preservativi incoraggia un comportamento sessuale disinvolto".

Come dire che regalare pannolini incoraggia a cagarsi addosso.

Inoltre "è contrario alle indicazioni redatte dal papato sulla contraccezione."

Indicazioni che tutti conosciamo ed apprezziamo per il loro realismo, la loro attualità e modernità.

Il massimo che si può sperare di ottenere da costoro è la depeccatizzazione dell'onanismo. Ma anche su quello non sarei troppo ottimista...

venerdì 3 febbraio 2006

Prevenire è meglio che curare

...recitava un vecchio spot di un dentifricio.

Ma dato che qui si parla di un po' più di qualche carie, perchè non fare una visita di controllo?

I centri di prevenzione sono in tutta Italia e chiedono solo un minimo di 15 euro di contributo (ma se gli date di più mica si offendono, anzi) per una visita, comprensivo dell'associazione annuale.

Oggi ho fatto un controllo cute-nei (con ben tre anni di ritardo), ma si possono fare tanti altri tipi di visite ed esami: cavo orale, pap-test, mammografia, ecc.

Proteggete la vostra salute e dategli una mano a proteggere quella degli altri.

(Però.... forse dovevo fare il pubblicitario.)

mercoledì 1 febbraio 2006

Yoga

Non faccio attività fisica di alcun tipo da parecchio e, se si esclude la breve parentesi dell'Aikido, provato un paio d'anni fa grazie a Lorenz, per arrivare all'ultima volta che ho fatto dello sport in maniera apprezzabile bisogna risalire ai tempi del liceo.

Il mio lavoro mi tiene inchiodato ad una scrivania, davanti a tastiera e monitor, per buona parte della giornata, cinque giorni a settimana. Per di più ho un carattere abbastanza nervosetto (per usare un eufemismo), che certo non mi aiuta a rimanere rilassato.

Come risultato ultimemente sono diventato un fascio di nervi. Pieno di tensioni e contratture, non solo a livello fisico.

Come se non bastasse, il mio hobby principale mi porta ad assumere posture abbastanza forzate e asimmetriche, finendo per essere un forte distensivo per la mente, ma un altrettanto evidente causa di irrigidimento per il corpo.

È chiaro che urge fare qualcosa, se non voglio ridurmi a un rottame.

Complice la necessità della dolce metà di fare qualcosa per i suoi atavici incriccamenti e su consiglio del suo osteopata, abbiamo deciso di provare con lo Yoga.

Ci siamo informati su quali centri ci siano nei dintorni di casa dove poterlo praticare e ne abbiamo individuati un paio, curiosamente a pochi metri l'uno dall'altro. Lunedì della settimana scorsa abbiamo fatto la lezione di prova in uno dei due, ieri sera nell'altro.

La prima impressione in entrambi i casi è stata molto favorevole. Anzi, posso dire senza timore di esagerazione che sia stata una vera scoperta. Illuminante.

Ho trovato lo Yoga al tempo stesso rilassante per la mente e tonificante per il corpo. Ti aiuta a portarti oltre i limiti autoimposti tramite la vita sedentaria, lo stress, le preoccupazioni, e lo fa in maniera gentile e graduale, senza forzature, con grande attenzione alla respirazione, suo strumento fondamentale.

Chiaramente queste sono solo le impressioni di uno per il quale fino a qualche giorno fa la parola Yoga era poco più dell'insieme di quattro lettere. Dietro c'è tutto un mondo da esplorare (per esempio ho scoperto di aver praticato una particolare tipologia di Yoga, tra le tante esistenti, denominata Hatha Yoga), impregnato di cultura e filosofia induista.

Tuttavia, senza necessariamente inoltrarsi in tutto ciò, è sufficiente provare. Lo consiglio vivamente. Potrebbe rivelarsi una piacevolissima sorpresa.

Tornando a noi, l'impatto è stato talmente positivo che ci siamo iscritti direttamente per tre mesi. Spero proprio in buoni risultati.

E sono fiducioso.

giovedì 26 gennaio 2006

Strani sogni

Stamattina, dopo aver spento la sveglia ed essermi riaddormentato per l'ennesima volta, ho fatto un sogno assurdo.

Ho sognato Ligabue (!) che cantava su un lento motivetto di tastiera in stile Emerson Lake & Palmer (!!).

Già è strano così, ma la cosa più incredibile è che cantava in napoletano (!!!).

Che sia un messaggio del mio inconscio che non vuole più farmi arrivare in ritardo al lavoro?

lunedì 23 gennaio 2006

Ma perché?

Ma perchè, quando Berlusconi rinfaccia al centro-sinistra il fatto che l'amnistia del 1989 li mise al riparo dalle accuse di finanziamenti illeciti all'allora PCI/PDS (l'ultima volta a Matrix, l'altra sera), nessuno gli ricorda che tale amnistia salvò anche lui da una condanna per falsa testimonianza, inflittagli nel processo sulla P2?

lunedì 16 gennaio 2006

Milano stinks

Milano puzza.

Non che sia mai stata particolarmente profumata, ma da qualche anno a questa parte il tanfo ha raggiunto livelli insopportabili.

La cosa che puzza di più è - guarda un po' - l'aria.

Mi chiedo quando qualcuno troverà finalmente il coraggio di fare qualcosa di forte per contrastare il problema del traffico.

Non sarà l'unica fonte di inquinamento (ci sono anche i riscaldamenti, certo; le industrie no, quelle hanno chiuso tutte), ma è certamente il problema più serio a livello pedone.

È anche per questo che la gente non vive più la città. Ci spostiamo tutti in continuazione, come tante biglie impazzite, ma starsene in giro è una pena, sia a piedi, che in mezzi, che in macchina.
Non vediamo l'ora di andarci a chiudere tra quattro mura, siano esse quelle di casa o dell'ufficio, di un locale o di un cinema.

Finora tutti i (modesti) tentativi di fare qualcosa sono stati irrimediabilmente viziati da un errore di fondo. Non bastano i palliativi (come gli sporadici, inutili e ridicoli blocchi del traffico), non basta cercare di fornire alternative all'uso dell'auto: bisogna anche scoraggiarlo.

E per scoraggiarlo occorrono anche misure potenzialmente impopolari: pedaggi, chiusure al traffico privato e quant'altro.

I successori di Albertini & Co., chiunque saranno, avranno le palle per farlo?

mercoledì 11 gennaio 2006

Il vano riscatto della morte

La messa in onda del filmato dell'assassinio di Filippo Quattrocchi ha suscitato parecchie reazioni.

Prendo spunto da quanto scrive Vanamonde sull'argomento per fare anche io qualche piccola riflessione.

Non nascondo che la visione di quelle drammatiche sequenze (ancora una volta grazie a Blob, visto il mio assai sporadico rapporto con la televisione) mi ha turbato non poco.

Ci vuole un grande coraggio per andare incontro alla morte a testa alta, per volerla guardare negli occhi, senze un gemito, un pianto, una supplica. Sono certo che io quel coraggio non l'avrei avuto.

In questo è stata certamente una morte eroica, non certo nel sacrificio per un ideale.
Quattrocchi è morto da uomo, da valoroso, da italiano, come ha avuto la fermezza di dichiarare al suo assassino. Non è morto per l'Italia.

Non c'è nulla di patriottico nella sua fine. Non cambiano i motivi che l'hanno portato in Iraq, dove ha trovato i suoi carnefici.
Quanto abbiamo visto è solo la triste conferma di quanto già era stato riferito.

Totalmente prive di fondamento sono dunque le arringhe di chi, come Magdi Allam (che ben ha meritato l'Ambrogino D'Oro), grida alla menzogna e all'ipocrisia e pretende il pentimento, riaffermando presunte verità mai negate.

Non c'è nessun riscatto in quelle immagini. Solo profondo rispetto per chi ha saputo morire da valoroso, anche se non per una nobile causa.

giovedì 5 gennaio 2006

Da che pulpito

Il Cavaliere commenta la faccenda Unipol definendola "un intreccio inaccettabile tra politica e affari".

La critica è perfettamente condivisibile. Peccato che chi l'ha formulata sia, come scrive Ezio Mauro nel suo editoriale di oggi, "un campione, un monumento vivente al conflitto di interessi e all'impasto quotidiano e indecente tra partito e azienda, amministrazione pubblica e business privato, soldi e politica".

Si potrebbe cercare di ricordargli come il rispetto del suo ruolo istituzionale gli imponga di esprimersi in tutt'altri termini e, soprattuto, tramite i fatti, ma la priorità di cui ha goduto la legge sul risparmio e il modo in cui (non) è stato gestito il caso Bankitalia rendono superfluo qualsiasi commento.

Non contento, il caro Silvio aggiunge: "Gli elettori di sinistra sono rimasti delusi e sfiduciati. Per i nostri elettori invece non sarà così", chiarendo la natura squisitamente elettorale del suo accorato slancio moralizzatore.

Anche qui il commento nasce spontaneo: è ovvio che "non sarà così". È già così.

S'intende, tutto ciò, per quanto deprecabile, non giustifica in alcun modo l'assordante silenzio dei DS.

lunedì 2 gennaio 2006

Non toccare la pelle del drago

L'ho finito in treno, in viaggio verso Lecce.

Non sono molto bravo a scrivere recensioni e, anche se lo fossi, non ne avrei voglia. Sarò dunque breve.

Non mi è piaciuto.

La storia non mi ha convinto, eccessivamente e inverosimilmente intricata. Ci sono troppi nodi e molti di essi, nel finale un po' affrettato, non vengono sciolti, ma semplicemente scompaiono.

Quel che mi è piaciuto meno è lo stile, innaturale, forzato, manieristicamente frammentato. È anche per questo che ci ho messo tanto a leggerlo.

L'ho finito più per puntiglio che per convinzione.

Grazie ugualmente a UbiMario per avermelo prestato.