giovedì 26 gennaio 2006

Strani sogni

Stamattina, dopo aver spento la sveglia ed essermi riaddormentato per l'ennesima volta, ho fatto un sogno assurdo.

Ho sognato Ligabue (!) che cantava su un lento motivetto di tastiera in stile Emerson Lake & Palmer (!!).

Già è strano così, ma la cosa più incredibile è che cantava in napoletano (!!!).

Che sia un messaggio del mio inconscio che non vuole più farmi arrivare in ritardo al lavoro?

lunedì 23 gennaio 2006

Ma perché?

Ma perchè, quando Berlusconi rinfaccia al centro-sinistra il fatto che l'amnistia del 1989 li mise al riparo dalle accuse di finanziamenti illeciti all'allora PCI/PDS (l'ultima volta a Matrix, l'altra sera), nessuno gli ricorda che tale amnistia salvò anche lui da una condanna per falsa testimonianza, inflittagli nel processo sulla P2?

lunedì 16 gennaio 2006

Milano stinks

Milano puzza.

Non che sia mai stata particolarmente profumata, ma da qualche anno a questa parte il tanfo ha raggiunto livelli insopportabili.

La cosa che puzza di più è - guarda un po' - l'aria.

Mi chiedo quando qualcuno troverà finalmente il coraggio di fare qualcosa di forte per contrastare il problema del traffico.

Non sarà l'unica fonte di inquinamento (ci sono anche i riscaldamenti, certo; le industrie no, quelle hanno chiuso tutte), ma è certamente il problema più serio a livello pedone.

È anche per questo che la gente non vive più la città. Ci spostiamo tutti in continuazione, come tante biglie impazzite, ma starsene in giro è una pena, sia a piedi, che in mezzi, che in macchina.
Non vediamo l'ora di andarci a chiudere tra quattro mura, siano esse quelle di casa o dell'ufficio, di un locale o di un cinema.

Finora tutti i (modesti) tentativi di fare qualcosa sono stati irrimediabilmente viziati da un errore di fondo. Non bastano i palliativi (come gli sporadici, inutili e ridicoli blocchi del traffico), non basta cercare di fornire alternative all'uso dell'auto: bisogna anche scoraggiarlo.

E per scoraggiarlo occorrono anche misure potenzialmente impopolari: pedaggi, chiusure al traffico privato e quant'altro.

I successori di Albertini & Co., chiunque saranno, avranno le palle per farlo?

mercoledì 11 gennaio 2006

Il vano riscatto della morte

La messa in onda del filmato dell'assassinio di Filippo Quattrocchi ha suscitato parecchie reazioni.

Prendo spunto da quanto scrive Vanamonde sull'argomento per fare anche io qualche piccola riflessione.

Non nascondo che la visione di quelle drammatiche sequenze (ancora una volta grazie a Blob, visto il mio assai sporadico rapporto con la televisione) mi ha turbato non poco.

Ci vuole un grande coraggio per andare incontro alla morte a testa alta, per volerla guardare negli occhi, senze un gemito, un pianto, una supplica. Sono certo che io quel coraggio non l'avrei avuto.

In questo è stata certamente una morte eroica, non certo nel sacrificio per un ideale.
Quattrocchi è morto da uomo, da valoroso, da italiano, come ha avuto la fermezza di dichiarare al suo assassino. Non è morto per l'Italia.

Non c'è nulla di patriottico nella sua fine. Non cambiano i motivi che l'hanno portato in Iraq, dove ha trovato i suoi carnefici.
Quanto abbiamo visto è solo la triste conferma di quanto già era stato riferito.

Totalmente prive di fondamento sono dunque le arringhe di chi, come Magdi Allam (che ben ha meritato l'Ambrogino D'Oro), grida alla menzogna e all'ipocrisia e pretende il pentimento, riaffermando presunte verità mai negate.

Non c'è nessun riscatto in quelle immagini. Solo profondo rispetto per chi ha saputo morire da valoroso, anche se non per una nobile causa.

giovedì 5 gennaio 2006

Da che pulpito

Il Cavaliere commenta la faccenda Unipol definendola "un intreccio inaccettabile tra politica e affari".

La critica è perfettamente condivisibile. Peccato che chi l'ha formulata sia, come scrive Ezio Mauro nel suo editoriale di oggi, "un campione, un monumento vivente al conflitto di interessi e all'impasto quotidiano e indecente tra partito e azienda, amministrazione pubblica e business privato, soldi e politica".

Si potrebbe cercare di ricordargli come il rispetto del suo ruolo istituzionale gli imponga di esprimersi in tutt'altri termini e, soprattuto, tramite i fatti, ma la priorità di cui ha goduto la legge sul risparmio e il modo in cui (non) è stato gestito il caso Bankitalia rendono superfluo qualsiasi commento.

Non contento, il caro Silvio aggiunge: "Gli elettori di sinistra sono rimasti delusi e sfiduciati. Per i nostri elettori invece non sarà così", chiarendo la natura squisitamente elettorale del suo accorato slancio moralizzatore.

Anche qui il commento nasce spontaneo: è ovvio che "non sarà così". È già così.

S'intende, tutto ciò, per quanto deprecabile, non giustifica in alcun modo l'assordante silenzio dei DS.

lunedì 2 gennaio 2006

Non toccare la pelle del drago

L'ho finito in treno, in viaggio verso Lecce.

Non sono molto bravo a scrivere recensioni e, anche se lo fossi, non ne avrei voglia. Sarò dunque breve.

Non mi è piaciuto.

La storia non mi ha convinto, eccessivamente e inverosimilmente intricata. Ci sono troppi nodi e molti di essi, nel finale un po' affrettato, non vengono sciolti, ma semplicemente scompaiono.

Quel che mi è piaciuto meno è lo stile, innaturale, forzato, manieristicamente frammentato. È anche per questo che ci ho messo tanto a leggerlo.

L'ho finito più per puntiglio che per convinzione.

Grazie ugualmente a UbiMario per avermelo prestato.