Ma che venerdì bestiale /1
Mi sveglio e sono già stanco. Non ho dormito a sufficienza negli ultimi giorni. Decido di prendere tutto il giorno di ferie, anziché solo il pomeriggio come avevo preventivato, perché arrivare già stanchi prima di un concerto non è proprio il massimo.
Così mi rimetto a letto per sonnecchiare un altro po'. Mi sveglio poco prima dell'una.
Non c'è molto tempo, devo preparare la chitarra e lo zaino con tutto l'occorrente. Per fortuna testata e rack li ha caricati il Manzo ieri.
Prendere la macchina sarebbe un po' un casino, così opto per il treno. Informo dell'orario scelto la dolce metà (che è in ufficio) e faccio i biglietti online, onde evitare di perdere il treno per passare in biglietteria (come già successo in passato).
Dovrei mangiare qualcosa, ma in casa non c'è niente, così mi metto direttamente a preparare lo zaino. Errore. Finirà che salterò il pranzo.
Finisco di preparare tutto l'occorrente con un discreto anticipo e, prima di recarmi in stazione, riesco anche a passare dall'ACI a prendere i documenti della macchina, pronti già da qualche giorno.
Mentre sono sul tram e sto per scendere alla fermata della stazione mi arriva una telefonata della dolce metà: è in ritardo e con ogni probabilità perderà il treno.
Il treno parte in perfetto orario (in compenso arriverà con una decìna di minuti di ritardo) e la dolce metà effettivamente lo perde per pochi minuti.
Chiedo indicazioni per raggiungere il teatro dove si terrà il concerto, che so essere a pochi isolati dalla stazione, e lo raggiungo senza problemi.
Gli altri sono già tutti sul posto, tranne Mario che ha i soliti problemi di lavoro ed arriverà solo un paio d'ore più tardi, a sound check (in teoria) ultimato.
L'organizzazione si era raccomandata perché fossimo sul posto alle 18 in punto, ora per cui è previsto il nostro sound check (suonando per ultimi, lo facciamo per primi). Sono le 18:15.
E qui occorre una permessa. Più di una settimana prima del concerto abbiamo fornito all'organizzazione, su loro richiesta, la nostra scheda tecnica, nella quale è indicata, tra le altre cose, la necessità di una cassa per chitarra da due o quattro coni. In seguito ci è stata più volte assicurata la disponibilità di quanto richiesto. Fine premessa.
Entro, saluto gli altri e do uno sguardo al palco. Il Manzo sta finendo di montare il castello di tastiere, mentre il service ha appena iniziato il suo lavoro. Niente spie, niente batteria (non è ancora arrivata), niente ampli, niente casse. Niente. Cominciamo bene.
Chiedo notizie della cassa che dovrò utilizzare al responsabile del service, il quale fa spallucce e mi dice di rivolgermi a qualcuno dell'organizzazione. Lo individuo (d'ora in poi lo chiameremo convenzionalmente Kit Carson) e gli faccio la stessa domanda. Neanche lui sa nulla, ma mi promette di informarsi e mi assicura che se la cassa deve esserci arriverà. Di bene in meglio.
In attesa che il service termini l'allestimento del palco, per ingannare l'attesa, andiamo a farci un birretta in un bar vicino, dove nel frattempo vengo raggiunto dalla dolce metà, arrivata col treno successivo al mio.
Verso le 19 circa torniamo in teatro. La batteria è montata e sul palco ci sono i membri del gruppo che suona prima di noi (e dunque dovrebbe fare il sound check subito dopo di noi). Nessuna traccia di casse per chitarra.
Chiedo lumi a Kit Carson. "La cassa è arrivata", mi risponde trionfante, ed indica un economicissimo combo a transistor.
"Ma quella non è una cassa! È un amplificatore!", gli faccio notare. "E non è la stessa cosa?", risponde lui.
Strap. Bonk. Strap. Bonk. Mi cadono le braccia (per non dire qualcos'altro).
Passano i minuti, durante i quali l'inutile personaggio di cui sopra parla al telefono con chi aveva ricevuto la nostra scheda tecnica (che con la sua incompetenza è quasi certamente la causa prima del problema) e, a tratti, si produce in inutili frasi del tipo "Eh, ma adesso mica ci fermeremo per una cassa che manca!", di fronte alle quali preferisco allontanarmi per non mettergli le mani addosso.
Dopo una buona mezz'ora di cincischiamenti vari, compare un altro organizzatore (d'ora in poi lo chiameremo convenzionalmente il genio), che subito dimostra di possedere un quoziente intellettivo decisamente superiore (non che ci volesse molto). La sua analisi è semplice: "l'errore è nostro e noi dobbiamo rimendiare: ora faccio una paio di telefonate e trovo la cassa". Detto fatto, rintraccia un amico per telefono e mi assicura che una cassa sarà sul posto al più presto.
Nel frattempo il gruppo che stava facendo il sound check termina e, dato che noi non siamo ancora in grado di ultimare il montaggio, sale sul palco la formazione che suonerà per prima: un'orchestra di una trentina di elementi, per la maggior parte studenti delle medie o del liceo.
Quando arriva la cassa il palco è già completamente occupato e non rimane che aspettare.
Quello dell'orchestrina più che un sound check è una prova generale, dato che praticamente ripassano l'intero repertorio e non sembrano volersi scollare dal palco, nonostante si sia in ritardo e il primo gruppo (noi) non sia ancora riuscito nemmeno a finire di montare la propria attrezzatura. Non uno dell'organizzazione si preoccupa della gestione dei tempi.
Com'era prevedibile, nell'imminenza dell'inizio del concerto il palco è ancora occupato dai ragazzetti che, nonostante abbiano comodamente ultimato il loro ripassino, non sembrano voler sloggiare. La cosa si spiega ben presto nella maniera peggiore: Kit Carson mi si avvicina e sentenzia "mi dispiace, ma non c'è tempo per il vostro check... lo faremo al volo durante il concerto".
La misura è colma. L'impulso del momento è di raccattare la mia roba ed andarmene seduta stante. Gli faccio i complimenti per questa splendida ciliegina sulla torta, gli volto le spalle e, senza attendere l'ennesima patetica replica, mi accingo a cercare gli altri per avvisarli che io, in queste condizioni, non suono.
2 commenti:
Secondo me, in un luogo come questo, è il caso di fare nomi e cognomi delle figure coinvolte. Giusto per sputtanarli un po' e magari, se domani qualcuno avesse a fare con lo stesso service, per starsene alla larga.
Il service non ha alcuna colpa. I nomi e i cognomi degli organizzatori non li conosco, conosco solo la struttura di cui fanno parte e non mi sembra il caso di sputtanarla per colpa di due inetti che ci lavorano.
L'unico consiglio che posso dare a chi come me va a suonare in giro è: fate in modo di non dipendere mai dall'efficienza di qualcun altro, perché si rischia di prendere delle grandi inchiappettate.
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