martedì 13 dicembre 2005

Il Giudice Mastrangélo

Lo scorso lunedì sera, solleticato dal fatto che fosse ambientato a Lecce e su consiglio materno, ho visto la prima puntata de Il Giudice Mastrangelo, su Canale 5.

Devo dire che ne sono rimasto piuttosto deluso.

L'ambientazione era ovviamente stupenda, trattandosi di Lecce e dello splendido Salento.

La trama non era proprio il massimo dell'originalità (ho capito chi era l'assassino dipo circa quindici minuti), ma non è questo il problema.

La nota dolente sono i personaggi, tutti totalmente e irrimediabilmente fuori contesto. Gente così la trovi più facilmente nell'hinterland milanese che nel leccese. A cominciare dal protagonista.

Diego Abatantuono nei panni del leccese trapiantato al nord è credibile quanto Tony Sperandeo nei panni di uno svedese trapiantato a Palermo. Se sei nato e cresciuto nel Salento non c'è nulla al mondo che possa cancellarne completamente le tracce, tanto meno trasformarti in un perfetto prodotto del Giambellino.

Ma questa è solo la punta dell'iceberg. In tutta la serie non c'è neanche un personaggio il cui accento abbia la benché minima parvenza di leccese, fatta salva la segretaria del giudice, che con la sua parlata in stile Gegia dovrebbe forse risultare divertente, ma finisce per essere unicamente banale e patetica. Sarebbe stato meglio farla interpretare direttamente da Gegia, che almeno è di Galatina.

La cigliegina sulla torta è data dalla sorella del giudice e dal di lei marito, gli unici ad avere una parvenza di accento pugliese. Peccato si tratti di una sottospecie di barese/foggiano, che non si capisce cosa abbia a che vedere col Salento.

Per finire, all'interno di un dialogo viene nominata "Santa Cesaréa". Ora, mi si trovi anche una sola persona in tutto il Salento che non la chiami Santa Cesárea.

Tutto ciò potrà anche sembrare ininfluente agli occhi del telespettatore medio, ma per me che nel Salento sono nato è sufficiente a trasformare l'unico potenziale motivo di interesse nel deterrente più forte.

Recitava bene la sigla di Avanzi: "è un grosso rischio procreare dei piccini, se me li tiri sù coi film di Oldoini".

sabato 10 dicembre 2005

Friday night fever

Stanotte mi sono addormentato più o meno verso le quattro.

Ero a letto dall'una, ma non era molto facile dormire, visto il fracasso che facevano quelli di fianco.

Sicuramente un bella festa, per chi vi ha partecipato. Un po' meno per chi aveva la camera da letto nella stanza a fianco. Noi.

Pazienza. Smetteranno, mi sono detto.

Macché. Passano le due, le tre, e ancora il casino impera.

Prima o poi qualcuno nel palazzo si lamenterà, penso, visto che il rumore è a livelli da disturbo della quite pubblica. Mi è parso addirittura che giocassero a pallone.

E infatti, poco dopo le tre, qualcuno si lamenta. Peccato che lo faccia con la persona sbagliata.

La vecchia isterica che abita l'appartamento sottostante il nostro, coi suoi noti modi urbani e civili, comincia a picchiare con la scopa contro il suo soffitto, nonché mio pavimento, e di lí a poco telefona. A me.

Rispondo dal telefono accanto al letto, già immaginando chi possa essere. Il tempo di un annebbiato "pronto" e la megera comincia, al solito senza presentarsi, a vomitare i suoi improperi.

Resisto circa due decimi di secondo. "Senta signora, non siamo noi: sono quelli di fianco" e, senza poter replicare, l'attempata vipera incassa un telefono in faccia già da tempo ampiamente guadagnato.

Nessuno al di sopra del quinto piano può emettere un peto senza che la deficiente di sotto pensi che sono stato certamente io. Idiota e incivile. Prot.

Il casino è durato ancora un po', poi siamo finalmente riusciti a prendere sonno.

Buona notte. No, solo notte. Poca.

martedì 6 dicembre 2005

Crimini aziendali

Siamo sicuri che non ci sia un qualche articolo della Convenzione di Ginevra che proibsce di indire riunioni alle 8:30 del mattino?

No? Male. Dovrebbe esserci.

sabato 3 dicembre 2005

Nevica

Non so da quanto, non più di un paio d'ore.

Prima pioveva e faceva un freddo cane. Per questo siamo tornati a casa invece di passare fuori il resto della serata, dopo l'aperitivo.

Ora è già tutto imbiancato.

Fortuna che domani non devo andare a lavorare. Sfortuna che valga solo per me.

Ho fame. Mi farei un caffelatte coi biscotti.