Notte bianca
Questa volta ci sono andato, dopo cena, con la dolce metà e una coppia di amici.
Ce la siamo fatta a piedi sia all'andata che al ritorno e, complice la bella serata, non ci è pesato affatto.
Abbiamo costeggiato l'arena e intravisto le luci di Piazza Castello, dalla quale proveniva un inconfondibile tunz-tunz che ci ha tenuti a debita distanza.
Passando da via Mercato e via Ponte Vetero abbiamo notato il palchetto montato in Piazza del Carmine, con musica dal vivo e pubblico danzante.
Poi su per via del Lauro, via Boito, via Verdi, fino in Piazza della Scala.
In centro c'era veramente una marea di gente. Abbiamo attraversato la galleria senza troppi problemi, ma arrivati in prossimità di Piazza Duomo l'affollamento era tale da rendere materialmente impossibile entrarvi. A tratti scattavano addirittura piccole scene di panico collettivo, con spintoni e gente letteralmente trascinata via.
Così siamo tornati indietro e abbiamo fatto il giro largo, sbucando alle spalle del Duomo e risparmiandoci l'orchite fulminante che Grignani ci avrebbe certamente provocato.
Il giro è proseguito verso Piazza Fontana, dove ci siamo fermati davanti alle targhe in memoria di Pinelli, quella storica, recentemente rimessa al suo posto, e quella revisionista, come qualcuno ha chiosato con un pennarello rosso, ed abbiamo scambiato quattro chiacchiere su come si possa accidentalmente volare dalla finestra durante un interrogatorio.
Poi San Babila, Corso Matteotti, Piazza Meda, Piazza Belgioioso, via Romagnosi, via Monte di Pietà e via Brera, dove abbiamo rinunciato a prendere una birra all'O'Connels, traboccante di gente.
Alla fine siamo risbucati in Piazza del Carmine e ci siamo fermati ad ascoltare il gruppo che stava suonando: i Metropolis di Brescia, ovvero una infaticabile e attrezzatissima cover band che è andata avanti a suonare medley anni '80, '90, disco party, chipiùnehapiùnemetta, per più di un'ora e mezza, quasi senza pause (e non so da quanto avessero inizato), tanto da farci dubitare della natura umana dei suoi componenti (secondo me erano tutti androidi).
Prima che gli umanoidi avessero finito di suonare (e secondo me sono andati avanti fino alle otto del mattino), siamo stati presi da un discreto appetito accompagnato da una moderata sete e ci siamo nuovamente incamminati in Brera, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Il nostro bisogno è stato di lì a poco soddisfatto da un più che soddisfacente panzerotto al forno e da una bibita in lattina, ottenuti al modico prezzo di un quarto d'ora di fila, più cinque euro.
A furia di girovagare e complice l'ora legale, si sono fatte le quattro del mattino ed abbiamo deciso che forse era il caso di farsi una dormitina, così ci siamo diretti verso casa, dove siamo arrivati verso le quattro e mezza.
Il tempo di salutare gli amici e, stanchi ma soddisfatti, ci siamo fiondati a letto, dal quale siamo riemersi solo all'ora di pranzo.
Nel complesso mi è sembrata una bella iniziativa, anche se forse sarebbe riuscita meglio tra un paio di mesi, ed ha avuto il grosso pregio di farmi dimenticare, almeno per una sera, quanto poco sopporti Milano ultimamente.
3 commenti:
Sulla notte bianca preferisco non commentare. Sulla storia di Pinelli, invece, non mi stancherò mai di consigliare "Una storia quasi soltanto mia", intervista di Piero Scaramucci a Licia Pinelli (Mondadori 1982): temo sia ahimè quasi introvabile, ma io ce l'ho! :D
Vorrà dire che me lo presterai. ;-)
Si può fare. Ti farò sottoscrivere un contratto-capestro, ovviamente... gh gh gh :)
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