Baratto
Fazio per Tremonti. Proprio un bel baratto.
L'unico commento che mi viene in mente è "hanno la faccia come il culo".
Quasi quasi vado a farmi un bel weekend al mare. Prima di esser costretto a pagare l'affitto.
Il blog di Soloist (e dei di lui amici).
Esco prima dall'ufficio, alle 13:48, e arrivo in saletta alle 14:15. Tutte le tastiere sono già in macchina. Carico anche la mia roba e, poco dopo le 15, partiamo.
Arriviamo poco dopo le 16, in tempo per effettuare il sound check, programmato per quell'ora. Non male, visto il traffico e i ben due restringimenti di carreggiata con conseguenti code.
Sono tutti in ritardo. Terribilmente in ritardo. Il palco è ancora spoglio. Scarichiamo e montiamo con estrema calma, dato che di fare il check in orario proprio non se ne parla.
Finito di montare comincia l'attesa. Altri fanno il check. Altri suonano (quasi nessuno come da programma). Si ammazza il tempo andandosene in giro per la città. Un'orrido gelato da McDonald's.
Il tempo, nonostante i foschi presagi dell'andata, regge molto bene, a parte un po' di freschino. Normale, in riva al lago. Specie al calar della sera.
Si fanno le 19:45 e possiamo fare il check. In tre (gli altri arriveranno un'ora dopo, a tragedia consumata). Quasi quattro ore di ritardo sul programma. Poco male.
Il check è rapido, dura al massimo un quarto d'ora. Nel frattempo arrivano anche i ragazzi che devono suonare prima di noi.
Tutto ok. Il sound è buono. Spengo. Metto le chitarre nella custodia. Sento una goccia.
Corri! Prendi i teli! Copri tutto! Occhio che si bagnano gli amplificatori! Sposta quelle aste! Ma porca...
Piove a dirotto.
Dopo una pizza (pessima), spiove. Arrivano anche gli altri.
Niente da fare: non si suona più. Smontiamo, carichiamo, torniamo, scarichiamo in saletta, andiamo a casa.
Ore 00:30. Buona notte.
Domenico Siniscalco si è dimesso. [...] Secondo le prime indiscrezioni, Silvio Berlusconi sarebbe intenzionato a prendere l'interim dell'Economia.
Ma è anche possibile che si vada a una crisi di governo e a un esecutivo di transizione che faccia la Finanziaria e porti il Paese fino ad eventuali elezioni anticipate forse a febbraio.
Dopo aver stirato qualche camicia e messo le corde nuove all'acustica vecchia, passo dalla cucina e trovo il televisore misteriosamente sintonizzato sulla finale di Miss Italia.
Nonostante l'ora tarda decido di fermarmi per vedere come va a finire, essendo già alle ultime sei.
Partono con le eliminazioni e, stranamente, azzecco in anticipo le tre finaliste. Tutte e tre more. Tutte e tre alte.
Un rapido sguardo e individuo le due che mi gustano di più. La terza non mi dice granchè: classica faccetta da brava ragazza che non disubbidisce mai a papà, fa tutto quello che dice mammà e dice sia le preghierine del mattino che quelle della sera.
Giusto il tempo per qualche vaccata del presentatore, decisamente insopportabile, e per una fugace inquadratura del presidente di giuria, un Bruce Willis chiaramente impaziente di levare le tende, e rivediamo le tre finaliste, una accanto all'altra, in bikini.
Le squadro. Quella di centro ha veramente un bel fisico, una spanna sopra le altre. Ed è anche una delle due che preferisco.
Ovviamente viene eliminata.
Rimangono in due: una piemontese, la cocchina di cui sopra, ed una sicula, gradevolmente mediterranea anche nell'aspetto e con un fare spigliato ed intrigante che non manca di suscitare qualche istinto animalesco.
Non ho dubbi su chi sceglierei.
Lo scocciatore con gli occhiali parte con una raffica di stupidissime domande personali, le cui risposte confermano decisamente l'impressione iniziale. Ne ricordo giusto un paio.
"Qual è il tuo attore preferito?" o qualcosa del genere. La cocchina risponde "Bruce Willis". Complimenti, tesoruccio di mamma. Una bella leccatina al presidente di giuria ci sta sempre bene.
La mediterranea riponde, con tono leggermente di sfida, "Jean-Claude Van Damme". Pazienza. Comunque apprezzabile lo spirito di indipendenza.
Sorvoliamo sulla squadra di calcio preferita (Juventus per entrambe) e passiamo al classico "sei fidanzata?". La cocchina, con sguardo stucchevolmente sognante, "sì". La mediterranea, con piglio battagliero, "assolutamente no!". Molto bene. Brava picciotta.
Ma è al "cosa indossi quando dormi?" che trovo la mia conferma definitiva. La cocchina indossa "un pigiamone enorme con un grosso orso davanti". Ho un conato di vomito.
Mi riprendo solo grazie alla mia pupilla, che non delude: "solo gli slip". Non è adorabile?
Sì, è adorabile (e anche un po' porca), ma non sa di aver firmato la sua condanna. L'ipocrita italiano medio non ha dubbi: la sua preferita è l'insipida educanda.
Elucubrato da Soloist alle 09:27 2 chiose
Labels: Commenti, Televisione
Questa settimana ho davvero esagerato.
Non che abbia fatto nulla di particolare, ho semplicemente tenuto ritmi assurdi e fatto orari improbabili.
In poche parole: ho dormito poco. Troppo poco. Molto meno del solito.
Siamo a venerdì e sono stremato, con l'aggiunta di un discreto mal di testa.
Hanno ragione le mamme: bisognerebbe andare a letto presto.
Da un po' di tempo a questa parte mi accade una cosa strana: quando passo in via Bramante mi va sempre a zero il campo del cellulare. Sempre.
Se sono al telefono, cade la linea. Sistematicamente. Quasi sempre nello stesso punto.
Come mai?
Qualche dubbio ce l'avrei, ma forse è solo fantascienza...
Quasi tutti l'avranno notato già da tempo, ma i miei rapporti con il mezzo televisivo sono ormai troppo infrequenti perché ci facessi caso prima.
La parola più usata in assoluto, in qualsiasi trasmissione di intrattenimento o pseudo-tale, sembra essere straordinario.
Si assiste a quella che potrebbe essere ribattezzata la "Sindrome di Pippo Baudo": le cose definite straordinarie sono talmente numerose da far perdere significato al concetto stesso di straordinarietà.
È singolare notare come tutto questo sensazionalismo, tutto questo sbandierare per insoliti fatti e situazioni assolutamente normali, se non banali, faccia il paio con una programmazione che, per buona parte, è di livello piuttosto basso, quando non arriva al piattume devastante, con poche e rare eccezioni.
Non a caso negli ultimi anni la mia disaffezione verso la TV è arrivata a un punto tale che potrei tranquillamente buttarla via dall'oggi al domani, senza sentirne particolarmente la mancanza. Ed è un peccato.
Invece di sbandierare a tutti i costi lo straordinario, la televisione dovrebbe forse recuperare la capacità di raccontare anche l'ordinario, di creare spunti di riflessione e stimolare il senso critico.
Purtroppo a riguardo sono piuttosto pessimista e la strada imboccata sembra essere irrimediabilmente in discesa, sia per la rapidità con cui viene percorsa, sia per il livello che porta a raggiungere.
Elucubrato da Soloist alle 09:35 0 chiose
Labels: Commenti, Televisione
Ieri sera finalmente sono riuscito ad esercitarmi un po'. Sono giorni che ci provo, ma per una storia o per l'altra finisce sempre che si fa troppo tardi, che sono troppo stanco e me ne vado a dormire.
La pratica è importante e te ne accorgi in maniera drammatica quando ti rimetti sullo strumento dopo giorni di inerzia.
Per rompere il ghiaccio ho scelto una lezione sulle armonizzazioni, che con Mick avevamo deciso di preparare per poi provarla assieme. È passato più di un mese da allora, ma mi consolo pensando che probabilmente lui non l'ha ancora guardata.
La lezione non era particolarmente difficile e, incurante dell'ora tarda grazie al mio fido Pod Pro e alle mie cuffie chiuse, mi sono districato attraverso la prima parte senza troppi problemi.
I dolori sono arrivati con le ultime sei battute: un run di tre coppie settina-sestina, da eseguire con un misto di plettrata alternata e legato. Un incubo.
Tutta in alternata ce la farei anche, ma la combinazione con il legato e quella diavolo di settina da tenere a tempo mi mettono un po' in crisi.
Morale: ho fatto le due di notte senza venirne a capo.
In passato mi sarei sconfortato, ma oggi non più. Questo perché ho capito qual è lo scopo principale del fare esercizio: metterci di fronte a qualcosa che non siamo in grado di fare, per affrontarlo ed assimilarlo. E questo è un processo spesso lento e graduale, fatto di costanza e di pazienza.
Esercitarsi solo su cose che già si padroneggiano non serve a crescere: è un esercizio conservativo. È utile, anzi, indispensabile a non regredire, ma non produce alcun cambiamento.
Per progredire occorre fare un esercizio evolutivo. Significa sforzarsi di affrontare anche ciò che all'inizio ci sembra insormontabile.
Fioretto: esercitarsi almeno tre volte a settimana, prove escluse.