E la famiglia cresce
La bimba è già stata rodata in saletta e direi che si comporta più che bene.
Non vedo l'ora di collaudarla dal vivo.
E la famiglia cresce.
Il blog di Soloist (e dei di lui amici).
Elucubrato da Soloist alle 10:59 0 chiose
Labels: Strumentazione
Era già da un po' che pensavo: "però... è tanto che non faccio un backup".
Da ieri non è più necessario.
Quando la fuffa che ci arriva per posta elettronica è autentica, l'autore potrebbe aver smesso di ridere.
Oggi sul tram mi è capitato di fermarmi ad scoltare la conversazione di un gruppo di filippine. Sì, lo so, non è carino fermarsi ad ascoltare le conversazioni altrui, ma tanto non ci capivo una mazza, dato che parlavano filippino.
Non ho potuto fare a meno di notare una cosa: anche quando parlano nella loro lingua, usano una sacco di parole straniere, principalmente inglesi, ma anche italiane. Quel che mi ha stupito è che non fanno come noi, che spesso le usiamo per stupida esterofilia o dove manchi un immediato equivalente italiano, ma proprio per esprimere concetti assai comuni e semplici.
Ad esempio gli ho sentito ripetere più volte, nel mezzo di un discorso probabilmente su sanità e fisco (lo deduco unicamente dal fatto che avevano in mano un impegnativa), le parole "seven thirty".
Chiaramente si riferivano al noto modulo per la dichiarazione dei redditi, ma mi son chiesto il perché dell'inglese: è pur sempre un numero. E poi, perché non in italiano, "sette e trenta"?
La cosa mi fa pensare che abitualmente pronuncino i numeri in inglese. Forse non esistono parole in filippino per esprimere i numeri? Improbabile.
Tanto per fare un altro esempio, la parola "biglietto", invece, era sempre in italiano. Ad un certo punto, poi, hanno cominciato ad interrogarsi su come si pronunciasse in italiano la lettera Y, che loro parevano saper pronunciare unicamente in inglese e, quando una di loro ha fatto presente che si legge ipsilon, si sono messe a ridere.
In generale, a chi ascolta fa sempre un certo effetto sentire qualcuno parlare in un'altra lingua ed utilizzare abitualmente termini di un altra, magari della propria.
Chi sa che effetto fa ad un anglofono sentir parlare un italiano... "Stamattina ho fatto colazione coi corn flakes, più tardi ho un meeting col management, poi un briefing per discutere le prossime deadlines e domani un brunch con un cliente... ed il mio computer continua a non funzionare per colpa di un bug nel firmware."
Cosa voglio concludere con questo post? Non lo so. Probabilmente niente.
È da ieri che mi frulla per la testa una strofa di Alfieri, di Elio e le Storie Tese. Per la precisione quella cantata da Rocco Tanica:
Ciao, sono Tanica il tastiere,Sarà perché anche a me da ieri fa male la spalla, quella sinistra, talmente tanto da non riuscire ad alzare il braccio.
del maestro indegna spalla
io corro con le gambe in spalla
e mi fa male un po' la spalla.
Fra i salumi amo la spalla
degli amici salgo in spalla
la vita è una lotta spalla a spalla
ma ho trovato in te una spalla
Sì ho trovato in te una spalla!
Evviva, la spalla, lui mette gambe in spalla,
salumi ama la spalla, maestro degna spalla,
trovata l'amicizia in Elio, figata!
Il weekend appena trascorso è stato uno dei più proficui e ricchi da un po' di tempo a questa parte.
L'inizio non era stato dei più entusiasmanti, con un sabato mattina, sia pur cominciato doverosamente tardi, trascorso a fare un po' di manutenzione alla macchina di mammà e passare l'aspirapolvere in tutta la casa. Fortunatamente nel pomeriggio le cose hanno preso una piega decisamente migliore...
Le prove sono state particolamente utili e si sono svolte in un clima veramente piacevole: grappa, boeri, moffo e musica. Abbiamo provato tutti i pezzi, in vista dell'imminente inizio delle registrazioni, lavorato un po' al nuovo brano acustico ed eseguito un pezzo del super-concept del Manzo, che sta venendo decisamente bene.
In serata ho avuto modo di gustare a la maison du Boeuf, accompagnato dalla dolce metà, un'ottima cena a base di pesce, opera della nostra impagabile1 PR.
Domenica mattina saltino a Second Hand Guitars col mitico Mick e l'augusto Augusto2. Un giretto di un paio d'ore tra gli stand: piacevole, ma nulla di eccezionale. SHG, pur restando sempre un'occasione per vedere tanti strumenti e tanti musicisti e per incontrare qualche amico, è sempre più vetrina e sempre meno fiera. Sempre più negozi tra gli espositori, sempre meno privati, sempre più dimostrazioni di nuovi prodotti3 (new!), sempre meno usato (second hand, appunto...), prezzi sempre più assurdi, sempre meno affari, sempre meno scambi, sempre meno popolare.
In sintesi: tanta, troppa pubblicità.
Pranzettino casalingo, cafferino, cuneese e pisolo, seguito da veloce sistemazione della stanza della musica.
Alle cinque arrivano i ragazzi, tutti tranne il Manzo, accompagnati da una paziente Master Frodo4, e ci mettiamo a lavorare al pezzo acustico. I risultati arrivano e, verso sera, il pezzo appare ormai quasi finito.
Partito il Saldo Maledetto, i superstiti di dedicano alla sistemazione di un click da utilizzare nelle registrazioni, conseguendo anche qui brillanti successi.
Verso le nove, a cavallo di una rapida cena, cominciano ad arrivare alla spicciolata i role player della domenica sera. Prima di iniziare, troviamo il tempo per una squisita torta al cioccolato (con tanto di candeline) accompagnata da un ottimo spumantino, per festeggiare Haymar, recentemente divenuto più vecchio (ma non più saggio).
Il lunedì è sempre una giornata infame (specie quando è ammorbata da ben due riunioni inutili), ma quanto a soddisfazione, almeno per oggi, posso vivere di rendita.