Milano, 18 novembre 2007: Porcupine Tree
Il concerto che maggiormente attendevo questa stagione era quello dei Porcupine Tree, attualmente in tour con il loro nuovo album Fear Of A Blank Planet.
Il giorno fatidico era ieri e il luogo l'Alcatraz di Milano.
Arriviamo sul posto attorno alle 20:15 e il gruppo di supporto sta già suonando. Si tratta degli Anathema, gruppo inglese che già in passato aveva aperto per i Porcupine Tree e che, a giudicare da quanto è già pieno il locale, gode di un proprio seguito più che considerevole.
La loro musica non mi dispiace affatto, bella voce, bei suoni e arrangiamenti molto curati. Tuttavia la struttura dei brani piuttosto semplice, fatta di uno o due elementi di base ripetuti per tutta la durata del pezzo, difficilmente me li farebbe apprezzare in ugual misura in un contesto più casalingo.
Durante la loro esibizione gli Anathema annunciano l'imminente uscita di un nuovo album, prodotto da, guarda un po', Steven Wilson, il leader dei Porcupine Tree. Questi è infatti un validissimo produttore, oltre che un ottimo musicista e compositore, cosa che fa di lui un talento musicale veramente notevole.
Usciti di scena gli Anathema, il tempo di preparare il palco e, poco dopo le 21, escono i Porcupine Tree, accolti da un'ovazione del pubblico, che ormai riempie abbondantemente l'Alcatraz (o almeno la parte del locale dedicata al concerto, visto che non è stato utilizzato per intero).
La formazione è la stessa da cinque anni a questa parte: Steven Wilson a voce, chitarra e (occasionalmente) tastiere, Colin Edwin al basso, Gavin Harrison (che dal 2002 ha sostituito Chris Maitland) alla batteria, Richard Barbieri alle tastiere e John Wesley alla chitarra e ai cori (quest'ultimo "membro esterno", presente unicamente dal vivo).
Attaccano con la title track del nuovo album, che verrà eseguito per intero, e continuano senza sosta, fatta salva la breve pausa prima degli irrinunciabili bis, per più di due ore.
Che dire, probabilmente il miglior concerto dei Porcupine Tree al quale abbia assistito finora. I brani proposti spaziano lungo la loro produzione dell'ultimo decennio, partendo dallo splendido Signify del 1996, dal quale sono state proposte Waiting e Dark Matter, per arrivare al recentissimo EP Nil Recurring, contenente i brani esclusi dall'ultimo album e che è possibile acquistare unicamente in occasione dei loro concerti (cosa che ho prontamente fatto).
Il suono, come sempre, è curato nei minimi particolari. La chitarra di Wilson ha qualcosa di magico e quella di Wesley le fa da perfetto complemento nella parti non eseguibili da sole dieci dita, mentre le linee di basso di Edwin sono sempre impeccabili, con quel groove che è parte integrante delle sonorità dei Porcupine Tree.
Il drumming di Harrison è molto energico e, anche se continuo a preferire le finezze di Maitland, si rivela particolarmente adatto alla svolta dura, a tratti decisamente metal, presa dalla band con gli ultimi tre album (peraltro proprio dal suo arrivo, cosa forse non del tutto casuale).
Le tastiere di Barbieri risultano essere il vero tessuto connettivo della band: sono loro a dare quella sensazione di spazialità ai brani, grazie anche all'uso sapiente di sequencing e filtri manipolati in tempo reale, e più di un brano si regge quasi interamente su di esse. Parliamo di un musicista di grande esperienza. Si vede, e si sente.
Da ultimo devo osservare quanto Wilson fosse in serata anche per quel che riguarda la voce. Dopo un inizio forse un po' roco, una volta scaldatosi, ha dato il meglio di sé per tutto il resto del concerto, interpretando i brani in maniera molto espressiva e coinvolgente. La prova vivente che la capacità di interpretazione viene prima della tecnica vocale.
Chi si fosse perso questo splendido concerto non potrà certo mancare la prossima occasione di vedere una band di tale valore.
Specie ora che è stato avvisato.