Fortunatamente guardo poco la televisione, ma quando lo faccio c'è una cosa in particolare che mi infastidisce (a parte naturalmente l'idiozia di certi programmi): i notevoli sbalzi di volume, specie durante gli odiati spot pubblicitari.
Mai farsi cogliere impreparati dalla pubblicità.
Stai farcendo il tacchino ed hai le mani unte? Zac! Ecco lo spot a volume lancinante e nessuna possibilità di mettere mano al telecomando. Stai lavando i piatti ed hai le mani infilate nei guanti di gomma? Ecco che la gnocca di turno ti urla quanto sia intelligente ipotecare le chiappe per ottenere un prestito da una finanziaria e poter finalmente comprare una macchina che faccia verde di invidia il vicino.
[volume maggiorato on]
Bene, a quanto pare i tuoi problemi stanno per finire. Grazie a
questa tecnologia!
[volume maggiorato off]
Non che ci sia niente di particolarmente nuovo, in verità. Sistemi che mantengano il volume di ascolto costante sono stati già da tempo implementati, internamente o come
plug-in, in numerosi
player software e certamente non sarebbe né difficile né particolarmente costoso dotare della medesima tecnologia, in
hardware, i moderni televisori.
Tuttavia il problema è un altro. Perché diavolo le emittenti televisive si ostinano a utilizzare il bieco stratagemma di alzare il volume durante gli spot pubblicitari?
Sì, è vero, richiama l'attenzione, ma lo fa in modo a dir poco irritante e, almeno nel mio caso, costituisce un vero e proprio deterrente all'acquisto del prodotto di turno. Mi rompono l'anima? Io non lo compro (o smetto di comprarlo) per ritorsione. Occhio per occhio, dente per dente, pan per focaccia (del Mulino Bianco, mi raccomando).
L'estate scorsa il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni,
aveva sollevato il problema, presentando dati pesanti, che accusavano le emittenti pubbliche al pari di quelle private, ed esortando l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni a prendere provvedimenti, stabilendo sanzioni "adeguate" per questo tipo di violazioni, cosa che sarebbe dovuta avvenire entro lo scorso settembre.
Non so se ciò sia avvenuto o meno, ma a giudicare dai risultati (nulli) si direbbe che la cosa abbia fatto la fine che spesso tocca ai buoni propositi: caduta nel dimenticatoio.
Eppure basterebbe un po' di fermezza, a cominciare dall'
adeguatezza delle sanzioni. Multe salatissime (e non le solite ammendine da poche migliaia di euro, fastidiose per il bilancio delle grandi aziende quanto la puntura di una zanzara per un elefante) alle emittenti, e magari anche alle aziende produttrici, costituirebbero certamente un ottimo deterrente.
Nel frattempo, almeno fin quando non si farà qualcosa di serio per agire sulla causa, al povero consumatore non rimane che adottare meccanismi di difesa passiva.
Oltre naturalmente a tenere il telecomando sempre nella fondina.
Zap!